L’auto cinese ci invade dopo aver traversato gli oceani su imbarcazioni gigantesche: Geely sfida BYD (e SAIC), perché il colosso del Dragone punta il Vecchio Continente con un’immensa nave cargo. È la sua prima nave cargo Ro-Ro (Roll-on/Roll-off), che per caricare e scaricare 5.000 macchine non necessita di aiuti esterni. Si va e si colpisce al volo, in modo che la sovracapacità produttiva del Celeste Impero si sfoghi qui da noi. Elevatissime le probabilità di successo, in quanto l’Unione Europea ha imposto il bando termico 2035 aprendo la strada alla vittoria del Paese della Grande Muraglia.
Geely JISU Fortune come anti BYD
La Geely JISU Fortune, gestita dalla controllata Jisu Logistics, è salpata dal porto di Taicang, in Cina, con un carico di 5.000 veicoli destinati prevalentemente all’Europa. La mossa rafforza la posizione del Gruppo orientale nel panorama automobilistico internazionale, e intensifica la competizione con rivali agguerriti come BYD e SAIC, che da tempo hanno investito massicciamente nella creazione di proprie flotte marittime. Il suo ingresso nel settore della logistica marittima diretta rappresenta una reazione fortissima alle crescenti sfide poste dalla volatilità dei noli marittimi. Basta essere dipendenti dagli altri: stop, si fa da sé per pagare meno e per essere più efficienti.
In un contesto globale sempre più incerto, caratterizzato da tensioni geopolitiche e interruzioni della catena di approvvigionamento, il controllo diretto delle rotte di trasporto è l’asso di cuori strategico inestimabile per garantire la continuità operativa. Parliamo di un ponte galleggiante per la mobilità del futuro. La Geely JISU Fortune è una nave imponente, lunga 199,9 metri, larga 38 e con un pescaggio di 8,6 metri. Velocità massima di 19 nodi: trasporta fino a 7.000 mezzi distribuiti su 12 ponti, di cui 8 fissi e 4 mobili.

A tutto elettrico
Undicesimo e dodicesimo ponte sono ottimizzati per il carico di auto elettriche, a idrogeno e a gas naturale. Questa caratteristica sottolinea l’impegno di Geely verso la transizione energetica e la mobilità sostenibile. In quanto ai dazi UE, tutti i Gruppi cinesi se ne fanno una ragione: meno profitti sul breve termine, ma vittoria schiacciante e sicura sul medio. Sul lungo, può darsi che esistano solo loro. La Casa madre scommette sui propri brand Volvo, Polestar, Lotus e Zeekr. La nave stessa è alimentata a gas naturale liquefatto (GNL), stoccato in serbatoi da 2.000 metri cubi, una scelta che riflette l’attenzione del costruttore verso soluzioni logistiche a minore impatto ambientale. Il mostro dei sette mari sarà impiegato sulle rotte globali più importanti, incluse direttrici strategiche come Asia-Europa (con la rotta intorno al Capo di Buona Speranza) e Cina-Brasile, evidenziando l’ambizione di consolidare la propria presenza in mercati chiave su scala planetaria.
Cosa fanno SAIC e BYD
SAIC si è affermata come leader nel settore delle navi cargo, contando su una flotta di 35 imbarcazioni di varia tipologia, tra cui 15 cargo attivi sulle rotte internazionali. La controllata Anji Logistics di SAIC gestisce una rete globale che include Mediterraneo, Messico, Sud America, Sud-est asiatico, Nuova Zelanda e Medio Oriente. L’Anji Ansheng è la più grande nave al mondo per il trasporto veicoli, capace di far viaggiare fino a 9.500 unità. BYD è a quota sei cargo e prevede l’aggiunta di altri due mercantili nei prossimi mesi. La Xi’an, la belva più recente, può ospitare 9.200 veicoli.
Le guerre auto cinesi con l’UE attonita
A Pechino e dintorni le Case si fanno la guerra in tema di powertrain elettrico, batterie efficienti, guida assistita e autonoma, innovazione tecnologica dell’abitacolo stile sala giochi, strategie di mercato iper aggressive, ottimizzazione logistica, controllo della catena di approvvigionamento dai minerali alle terre rare. E navi cargo per solcare gli oceani andando a vincere. Quando l’UE vede di lontano la bandiera cinese sui mastodontici e atletici mezzi marini orientali, osserva attonita. Dal Green Deal UE all’invasione in salsa cinese il passo è breve. La battaglia dei mari è solo all’inizio, perché in mercato super competitivo è normale che il più forte prevalga, all’insegna del darwinisimo automotive. Come sono lontani i tempi in cui, prima dello tsunami basato su ideologie ecologiche, l’Europa dettava legge con benzina e diesel, tutelando occupazione, indotto, Prodotto interno lordo e stabilità sociale.
Siamo una preda succulenta
Perché l’Europa è diventata il bersaglio principale di questa offensiva cinese via mare? Siamo una preda succulenta. Anni di investimenti massicci nella ricerca e sviluppo, nell’innovazione delle batterie e nelle tecnologie dei powertrain elettrici hanno posizionato la Cina come leader mondiale nella produzione di veicoli a nuova energia (NEV): BYD, Nio, Xpeng, e la stessa Geely hanno accumulato un’esperienza e una capacità produttiva che i concorrenti occidentali neppure si sognano di notte. A monte, le miniere, i minerali, la batteria. Oggi la Cina ha fatto quello che ieri Tesla con le elettriche prestazionali: prima i Supercharger, poi le macchine. In più, il rapporto qualità-prezzo orientale è imbattibile.
In futuro, accadranno tre cose. Uno: l’Europa diventerà sempre più dipendente dalla Cina per batterie, componenti chiave e per l’accesso a veicoli elettrici a prezzi accessibili. Tutti i progetti UE seguono una trafila di natura burocratica tale da rendere il processo lentissimo. Due: si avrà sempre più l’occupazione su terra, con costruzione di fabbriche in Europa che faranno da trampolino di lancio. Vedi BYD in Ungheria e Turchia. Magari con forme di collaborazione tra aziende europee e cinesi, in cui le seconde avranno maggior peso. Tre: le aziende UE saranno tentate di fondersi, per reagire. Ma – se l’Antitrust darà l’ok – allora anche le cinesi a loro volta si fonderanno.