Il Canada vuole chiedere indietro a Stellantis 105 milioni di dollari: perché 

Il governo del Canada intenzionato a farsi restituire i fondi dati al Gruppo per la mobilità elettrica: ossia l’equivalente di 85.875.000 euro si rischia lo scontro legale.
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Dopo il trasferimento della produzione Jeep negli Usa, il governo del Canada è intenzionato a farsi restituire i fondi dati al Gruppo per la mobilità elettrica: 105 milioni di dollari del Paese nordamericano. Erano soldi (l’equivalente di 85.875.000 euro) per la riconversione degli stabilimenti di Windsor e Brampton. Si rischia lo scontro legale, con l’esecutivo che valuta se l’azienda abbia violato i termini dell’accordo, alla luce della decisione di spostare parte della produzione negli Stati Uniti.

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Insomma, Ottawa non ha digerito gli investimenti negli Usa per 13 miliardi, con la produzione della Jeep Compass sarà trasferita da Brampton (Ontario) all’Illinois. La decisione ha provocato forti reazioni politiche. Il ministro dell’Industria François-Philippe Champagne ha dichiarato che il governo farà valere i propri diritti contrattuali nei confronti del costruttore guidato da Antonio Filosa: “Occorre verificare ciò che era stato promesso e ciò che viene effettivamente consegnato”.

Come si arriva a quela cifra

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Secondo i dati forniti dal governo federale, Stellantis ha ricevuto 18,6 milioni di dollari nell’esercizio 2023 e altri 85,9 milioni nel 2024, a fronte di un impegno complessivo di 529 milioni annunciato nel 2022 nell’ambito del Strategic Innovation Fund. Per la modernizzazione degli impianti e per garantire l’occupazione in Ontario. Secondo il ministro dell’Industria Mélanie Joly la decisione di delocalizzare parte della produzione potrebbe violare le clausole contrattuali. In una lettera al CEO di Stellantis, Joly ha ricordato che l’azienda ha obblighi legalmente vincolanti a mantenere la propria presenza in Canada. In quanto gli incentivi pubblici sono sempre condizionati alla creazione di posti di lavoro.

Precedente di peso

Lo scontro legale che si profila stabilirà un precedente chiaro: in Canada, l’accettazione di fondi pubblici per la mobilità elettrica e la modernizzazione industriale comporta vincoli territoriali e occupazionali non negoziabili. E magari anche altrove. Se lo Stato investe risorse a favore dell’azienda in cambio di occupazione, il ritorno deve esserci, concreto. Altrimenti, la società è tenuta a dare indietro i quattrini. Se un colosso come Stellantis può incassare i fondi e poi delocalizzare senza conseguenze, allora anche altri potrebbero imitare il Gruppo euroamericano. È questo il timore dell’esecutivo. La posta in gioco è alta, anche per la definizione dei confini tra sovranità economica nazionale e strategie globali di una multinazionale.

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Perché gli USA fanno gola

D’altra parte oggi gli USA sono un polo attrattivo straordinario: a tutto termico, alla larga dalle fanfare delle lobby green con gli ecoinvasati delle auto elettriche, niente sciocchi incentivi che si bruciano in un quarto d’ora in modo anomalo. E poi possibile premialità per chi crea occupazione negli States. Senza dimenticare l’accordo davvero vantaggioso per gli States firmato con l’UE in termini di commercio e di energia. Una posizione di forza che piace molto ai costruttori, non solo di auto.

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Si punta a mantenere una gamma più ampia di veicoli termici o ibridi, molto richiesti sul mercato americano (soprattutto SUV e pick-up). Anche da esportare in Europa, che dovrà aprirsi a questi mezzi con standard di sicurezza ed emissivi inferiori a quelli dell’UE: minori costi per le Case, più profitti.