Va di moda il gioco dell’oca sull’auto europea. Nel 2019, l’industria automotive UE navigava in ottime acque con le vetture termiche a benzina e diesel, con motori evoluti: adesso si cerca di mettere una pezza al disastro dell’elettrico. Si trema all’idea che le fabbriche chiudano, con uno tsunami di licenziamenti mai visto prima. La soluzione è una E-Car, una piccola elettrica o a benzina. Ma nessuno sa con quali soldi possa essere fatta in futuro, viste le spese immense UE per armi e acquisto di energia.
Il gioco dell’oca sull’auto europea: la Cina osserva incredula
Pechino ci guarda mentre noi col Dialogo Strategico parliamo a ripetizione, fra mille incontri periodici (il più recente il 12 settembre), con infiniti propositi e nessun fatto. L’unica certezza è che si torna alla casella del Via del Monopoli: l’auto europea, come quella del 2019.
Il vicolo cieco dell’Europa
L’idea dell’E-Car, coi soldi appresso, deve passare il vaglio futuro del Trilogo: Commissione, Parlamento, Consiglio UE. Ma c’è un rischio sicuro. Due le ipotesi.
- Si punta sull’E-Car elettrica. Chi sperava nelle piccole a benzina tipo kei car giapponesi è spacciato. E potrà dire che gli incontri del Dialogo Strategico sono stati inutili o dannosi.
- Si vira sull’E-Car a benzina. Chi sperava nelle piccole elettriche va su tutte le furie: le lobby green scatenerebbero l’inferno, con fiamme alimentate da media compiacenti. Ci si rimangia il Green Deal auto elettrica 2019, non rispettando i patti iniziali e provocando danni alla Terra sotto il profilo ambientale.

Nessuno si sbilancia
Fra interrogativi e sbadigli, nessuno sa cosa sia l’E-Car e tutti danno seguito al Dialogo Strategico con comunicati fumosi dai contenuti misteriosi. La partita è solo all’inizio, ci si studia: appena le carte verranno messe sul tavolo, inizierà la baruffa. In un modo (elettrico) o nell’altro (benzina PHEV o REEV, ossia ibride ricaricabili o con piccolo motore termico), qualcuno scatenerà la polemica dando contro la decisione. Siamo pertanto innanzi al nulla cosmico, tant’è vero che sono sorte infinite e divertenti interpretazioni dei media in Europa. La Commissione, da parte sua, non ha modo di sbilanciarsi: la maggioranza è così risicata che qualsiasi provvedimento in una direzione o nell’altra rischia di far saltare il banco. Perdipiù, la Francia di Macron (pro elettrico) è sommersa dal superdebito verde, col rischio che il virus si propaghi. E addirittura la Germania chiede l’abolizione del Green Deal.
Parlare di velocità è discutibile
L’Acea (Case auto UE) concorda con la Commissione sulla “necessità di un’azione coraggiosa e rapida”. Affermazione discutibile, perché il Green Deal è del 2019, il crollo delle vendite col rischio chiusure è in atto dal 2021. A settembre 2026, parlare di “azione coraggiosa e rapida” lascia perplessi. La Cina intanto si strofina le mani: ogni incontro del Dialogo Strategico, il Celeste Impero guadagna fette di mercato in Europa. “Forse non abbiamo ancora chiarito tutte le divergenze, né abbiamo le risposte a tutte le sfide”: molto più condivisibili queste affermazioni Acea su un futuro auto pieno di misteri.