Un mercoledì 30 luglio 2025 tragico per la Germania sinistroide del Green Deal auto elettrica, con Berlino che nel 2019 ha spinto l’UE verso il ban termico 2035: la semestrale di quest’anno è drammatica sia per diversi Gruppi auto sia per l’indotto tedesco. Dopo il suicidio teutonico con le BEV che sono un flop costosissimo in Europa, al 15% di quota per il doping incentivi e sconti anti multe di Bruxelles, s’intravvedono i primi segnali d’instabilità sociale. In evidenza specie 10.000 lavoratori ZF in marcia verso la sede dopo l’annuncio di altri forti tagli occupazionali sino al 30% addirittura.
Ma il peggio deve arrivare perché coi profit warning continui e ripetuti delle numerose aziende automobilistiche abituate a stravincere con il termico, gli azionisti vanno di fretta. Le soluzioni immediate passano attraverso la chiusura delle fabbriche e i licenziamenti.
Qualche numerino che arriva dalla Germania verde
- Mercedes: profitto di 2,68 miliardi di euro nel primo semestre 2025, -55,8% sullo stesso periodo del 2024.
- Porsche: utili a 1,01 miliardi, -67%.
- La stessa Porsche ha dichiarato di aver aumentato i prezzi negli Stati Uniti tra il 2,3% e il 3,6% a luglio, senza per ora pianificare di stabilire una presenza produttiva negli Stati Uniti, una mossa che le permetterebbe di evitare i dazi.
- Tutte le stime sono al ribasso nel 2025.
- In quanto a Volkswagen, c’è un piano di risanamento gigantesco con le cosiddette uscite programmate, ma la sfida delle BEV resta costosissima e a bassissimo profitto.
- I veicoli commerciali che piacciono tanto agli ultra green? Nuove immatricolazioni: furgoni -13,2%, camion -15,4%, autobus -4,4% nel primo semestre del 2025. Sebbene la quota di veicoli a ricarica elettrica sia aumentata, la traiettoria di crescita non è ancora sufficientemente rapida, poiché la diffusione sul mercato continua a essere ostacolata dalla quasi totale assenza di condizioni favorevoli essenziali: pochissime colonnine, elettricità cara come il fuoco.
La morsa mortale dell’auto elettrica
Il fallimento dell’auto elettrica in Europa si accompagna ad altri cinque fattori chiave.
- Il prezzo stellare dell’energia, pagata a carissimo prezzo dall’industria auto tedesca per far fronte ai mancati acquisti di oro blu russo.
- Il dominio totale e assoluto nel settore BEV in Cina da parte dei marchi locali, in quanto il Celeste Impero controlla la filiera elettrica, batterie efficienti incluse.
- I dazi USA del 15% sull’auto.
- La svalutazione del dollaro sull’euro, così che la macchina esportata dall’UE negli States sia ancora più cara.
- La fragilità della maggioranza della Commissione UE, che ha grandi difficoltà a prendere in fretta le decisioni.

Mille variabili di un contesto magmatico
Qui si è giocato la partita a calcio come se tutti fossero fermi ad aspettare i gol della Germania verde e dell’Europa elettrica: peccato che l’automotive e l’economia siano in continuo divenire. All’epoca, nel 2019, col Green Deal voluto dalla sinistra arcobaleno di Berlino, si è ragionato come se il mondo potesse essere immobile in eterno, attendendo gli sviluppi di magiche definizioni quali transizione, decarbonizzazione. Nel mentre, sono arrivati:
- pandemia,
- guerra Russia-Ucraina,
- dazi di Trump,
- rafforzamento dell’euro sul dollaro,
- colossi USA che comprano asset decisivi in Europa con un comodo shopping,
- indebolimento della Commissione UE,
- finanziamento delle armi pro Kiev.
Il tutto condito dal fatto che le BEV in Europa non se le fila nessuno: appena l’effetto droga dei bonus e delle riduzioni di prezzo svanirà, la quota mercato elettrica crollerà rispetto a un 15% che già di per sé è ridicolo.
L’incubo flotte elettriche: con l’obbligo, i parchi auto invecchieranno
Siccome l’elettrico non viene ingurgitato dai privati, allora si prova a forzare con le flotte: obbligo di comprare elettrico a carico di aziende e società di noleggio. Finisce che i parchi auto termiche invecchieranno, con macchine termiche vetuste e pericolose sia per la sicurezza sia per l’ambiente. Generando un doppio effetto Cuba: quello dei privati più quello delle aziende.