La Cina punta anche sul motore a benzina nel 2026: il mito del tutto elettrico per l’Europa

In Europa, l’83% dei consumatori compra auto a benzina: la Cina lo sa bene e propone ai cittadini del Vecchio Continente macchine termiche.
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I verdi europei raccontano la favoletta della Cina che fa e vende solo auto elettriche nel mondo: in realtà, in Europa l’83% dei consumatori compra auto a benzina. Sarebbero di più senza il doping che inquina le acque delle km zero e dei bonus. Pechino lo sa bene e propone ai cittadini del Vecchio Continente macchine termiche. La narrazione pop sforna la non-notizia nel web: tutto green e rassicurante, con queste BEV cinesi che invadono il pianeta. Zero geopolitica industriale e tanto storytelling in stile Germania che ha imposto il Green Deal 2019 coi suoi influencer. Le cose stanno molto diversamente.

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PHEV boom

La Cina invade l’UE di PHEV, auto termiche ibride plug-in con motore a benzina. E lo farà anche nel 2026. I verdognoli le chiamano elettriche per barare, ma le uniche elettriche sono le BEV, con la batteria a basta. Il Celeste Impero non ha imposto nessun ban termico ai produttori: in Cina non esiste un addio ai motori termici e nessuno ha intenzione di frenare la crescita dell’industria attraverso restrizioni. Si produce e si compra liberamente, come in USA con Trump. È vero invece che Sleepy Joe era pro elettrico, come a Germania. I green, per disperazione, puntano sull’obbligo agli Stati di flotte aziendali UE verdi. Perché i privati le respingono.

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La quota dell’UE nelle emissioni globali di CO2 è scesa dal 15,2% del 1990 al 6% di oggi. La quota della Cina, nello stesso periodo, si è moltiplicata e oggi si attesta al 35% (fonte Welt). 

Zero divieti, mille aiuti

Il governo cinese promuove l’elettromobilità non attraverso divieti per l’industria, bensì tramite massicci sussidi e mediante l’immatricolazione preferenziale di auto elettriche e PHEV nelle metropoli cinesi. Il boom delle BEV in Cina contribuisce poco alla riduzione della CO2. La corrente con cui vengono caricate le vetture proviene per due terzi da energie fossili. Esiste una doppia fortissima crescita parallela: del carbone (il fossile) e dell’energia rinnovabile. Le reti trasportano elettricità, ma non ne cambiano l’origine. 

Terre rare, che trionfo

Non esistono auto elettriche senza terre rare: su queste la Cina ha quasi un monopolio e può ricattare il mondo intero, come appena accaduto. E di conseguenza anche con le auto elettriche. Già ora, tre quinti di esse nel mondo sono prodotti nella Repubblica Popolare. Ma questo non significa che la Cina limiti la costruzione di auto a combustione. Al contrario, le auto a benzina cinesi stanno conquistando il mondo. Vengono esportate preferenzialmente, poiché all’interno l’interesse per le auto elettriche ha ulteriormente aumentato le sovraccapacità. Le esportazioni di auto cinesi sono più che sestuplicate negli ultimi cinque anni. Tre quarti delle auto esportate sono a combustione. 

elettrica in ricarica

Per UE, America Latina e Africa

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Questo fa piacere soprattutto ai Paesi dell’America Latina e dell’Africa, perché lì ci sono poche possibilità di ricaricare le auto elettriche. In UE invece le colonnine sono poche e lente, con l’energia cara come il demonio per l’assenza del gas russo low cost. 

La Cina vince quindi due volte: economicamente e politicamente. Di conseguenza, l’UE perde due volte a causa dell’addio ai motori termici. E il suo impatto sul clima mondiale è nel migliore dei casi nullo, poiché le auto a benzina cinesi non sono più pulite di quelle europee. Il Regno di Mezzo investe enormi nell’energia eolica e solare da un decennio. Tuttavia, industrializzazione e prosperità stanno crescendo così rapidamente che è necessario anche un aumento dell’energia fossile. Questi numeri sono davvero sconvolgenti, ma non bisogna dimenticare vari fattori. I proclamati salvatori del mondo tedeschi stanno facendo un “torto” all’industria tedesca usando il mainstream dei media statali tedeschi per spingere l’opinione pubblica nella direzione sbagliata – e allo stesso tempo indebolire enormemente l’industria tedesca.

Made in UE: rebus

Tra gennaio e ottobre Pechino ha esportato 3,8 miliardi di unità di batterie, per circa 62 miliardi di dollari (+26% YoY). Il primo cliente è la Germania, da sola sopra i 10 miliardi. E soprattutto, oltre il 75–80% della produzione globale resta cinese, concentrata in pochi grandi player. Domanda: in che modo capire come un’elettrica Made in UE possa ricevere i bonus statali? Se la BEV è fatta di batterie e componenti cinesi, come fa una vettura a corrente a essere “fatta nell’Unione Europea”? Mistero.