L’Europa è costretta a cercare sbocchi in Indonesia per le sue auto 

Si festeggia parecchio l’accordo sui dazi UE-Indonesia: in realtà, è un segnale che dovrebbe far preoccupare il Vecchio Continente.
L’Europa è costretta a cercare sbocchi in Indonesia per le sue auto L’Europa è costretta a cercare sbocchi in Indonesia per le sue auto

Cosa c’è da festeggiare per l’Europa e per l’auto europea dopo l’accordo sui dazi con l’Indonesia? Niente a nostro giudizio. Questo è solo il segnale della condizione poco invidiabile che vive il Vecchio Continente. Qui da noi il mercato è un fantasma fatto da km zero elettriche per non pagare le multe, ecobonus che succhiano soldi pubblici alle casse esauste (vedi il super debito della Francia). In più, in USA c’erano e ci sono i dazi al 27,5%, in Cina non si entra perché i marchi locali fanno una strage di vendite. Cosa resta: poca roba sul pianeta. Allora ci si accontenta dei minori dazi dell’Indonesia che scenderanno gradualmente in cinque anni dal 50% ingiù. Comunque, con la conclusione dei negoziati, i testi saranno ora sottoposti a revisione giuridica e traduzione. La Commissione li presenterà poi al Consiglio per la firma e, successivamente, al Parlamento Europeo per l’approvazione, passaggio essenziale per la sua entrata in vigore. 

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Meno dazi auto in Indonesia: un po’ di enfasi

Premesso che l’Indonesia è un meraviglioso Stato del sud-est asiatico composto da 17.508 isole favolose, con un settore dei servizi straordinariamente florido, e con industrie molto attive includono quella petrolifera, del gas naturale, dei prodotti tessili, e del settore minerario, comunque per l’automotive UE l’accordo va letto sotto la giusta luce.

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L’UE annuncia che, dopo nove anni di complessi negoziati, Unione Europea e Indonesia hanno ufficialmente concluso un Accordo di Partenariato Economico Globale (CEPA), svolta definita storica che crea una zona di libero scambio per oltre 700 milioni di consumatori. E apre nuove, importanti opportunità per le imprese e gli agricoltori europei in una delle economie più dinamiche della strategica regione indo-pacifica.

In realtà, l’accordo commerciale dell’UE con l’Indonesia è un altro segno che – dopo il Green Deal auto elettrica 2019 – non si trovano nuovi canali di mercato automobilistico. Stando al commissario Sefcovic, “la tariffa del 50% per le importazioni di auto sarà gradualmente eliminata nell’arco di cinque anni, aprendo la porta alle esportazioni, promuovendo al contempo gli investimenti UE nei veicoli elettrici, tra gli altri”. Resta obiettivamente un mistero perché mai l’Indonesia dovrebbe innamorarsi delle nostre BEV e non di quelle di altri Paesi.

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Che rivoluzione negativa

Si è passati da un’Europa dominante nel proprio mercato grazie ai motori a benzina e diesel che davano lavoro diretto e all’indotto, a un’Europa che viene invasa dalla Cina e non trova sbocchi. Oggi poi giornata nera con Stellantis che ha annunciato le chiusure temporanee delle fabbriche. Sono stop momentanei che aumenteranno in tutta l’UE per tutti i Gruppi auto, con effetto domino sull’indotto. Eravamo bellezza, fantasia, design, creatori unici di capolavori, inventori di linee e tecnologie comode e pratiche. Adesso cerchiamo lo sbocco indonesiano.

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Nel 2026, l’UE ha modo per ribaltare la partita una volta per tutte, sull’onda della debolezze estrema dei verdi sinistroidi in Germania e Francia. Serve cancellare il Green Deal ban termico 2035 per la ripartenza economica automotive immediata, creando le necessarie condizioni per la stabilità sociale. Non si scherza con la marea di disoccupati che non riescono a ricollocarsi in nessun modo. Qui si cincischia innanzi al treno che sta per schiantarsi contro il muro.