Con la continua espansione del mercato delle auto elettriche, è cresciuta a dismisura anche la competizione internazionale. Un’occasione ghiotta si è presentata a tanti nuovi attori capaci di sfruttare rapide catene di approvigionamento e sussidi statali pronti a dopare il settore. E se pensavamo che la concorrenza sarebbe stata, sì spietata, ma solo fra produttori europei, ci sbagliavamo di grosso. Negli ultimi anni, i marchi cinesi hanno guadagnato terreno in modo impressionante nel Vecchio Continente.
BYD, per esempio, è diventata il principale produttore di auto elettriche al mondo, mentre nomi emergenti come Xpeng e Nio stanno conquistando una fetta sempre più consistente del mercato.

Questa crescita dei brand cinesi non è passata inosservata alle istituzioni europee, che da tempo ormai guardano con preoccupazione alla crescente presenza dei produttori asiatici. I programmi nazionali di incentivi all’acquisto delle auto elettriche si stanno moltiplicando, ma la domanda chiave è una: questi sussidi dovrebbero favorire solo i produttori locali, rischiando di escludere concorrenti stranieri? Domanda importante, risposte altrettanto, ma non immediate. Le decisioni che verranno prese nel breve periodo potrebbero ridefinire il mercato europeo.
In Francia, il bonus ecologico “prime coup de pouce” rappresenta un esempio calzante. Solo i veicoli con le migliori “prestazioni ambientali” ottengono il sostegno, tenendo conto dell’impatto del ciclo produttivo e del trasporto. Di conseguenza, auto assemblate in Cina, Giappone o Corea del Sud restano nettamente svantaggiate, mentre il governo francese valuta persino un bonus maggiore per le batterie prodotte in Europa.

Il Regno Unito segue una logica simile. Infatti, da agosto, i contributi sono riservati a modelli con bassa impronta ambientale e produzione poco dipendente dai combustibili fossili, penalizzando quindi batterie realizzate con il contributo dell’energia da carbone.
Italia e Spagna (si pensi, appunto, all’Eco Score) stanno considerando criteri analoghi, mentre a Bruxelles le discussioni si intensificano. Lucien Mathieu, Cars Director di Transport & Environment (T&E), conferma che l’idea sta guadagnando consenso tra gli Stati membri.
La concorrenza dei cinesi è serrata, d’altronde, Pechino ha costruito una filiera completa in tempi record, dalle batterie ai veicoli finiti, permettendo ai modelli asiatici di arrivare in Europa a prezzi molto competitivi. L’Ue ha già aumentato i dazi doganali fino al 45% su alcune importazioni, ma Bruxelles ritiene che non sia sufficiente. Ursula von der Leyen ha ribadito la necessità di “un’auto elettrica europea”, accessibile e competitiva, proponendo ulteriori incentivi fiscali per sostenere la produzione locale. Eppure, serve fare ancora di più.