Con la Francia (pro Green Deal auto elettrica 2019) nei guai sino al collo, e il pericolo di effetto domino, in Germania si diffondono i timori che il bando termico 2035 UE porti ulteriore disoccupazione. Uno studio scientifico dell’autorevole Institut der deutschen Wirtschaft analizza il settore auto in terra tedesca (341 miliardi di euro al valore aggiunto e 3,2 milioni di occupati). Attualmente, 3,2 milioni di auto vengono esportate dalla nazione teutonica, con un crollo del 26% rispetto al 2014.
Al contrario, la produzione estera dei tedeschi è salita a 10 milioni di auto nello stesso periodo (+7,1%). Indotto schiacciato da questa situazione insostenibile. Dal 2019, circa 55.000 posti di lavoro sono stati tagliati nel settore automobilistico. Mentre la perdita di posti di lavoro nel settore manifatturiero nel suo complesso è stata del 3,7% in questo periodo, nella produzione di autoveicoli e parti di autoveicoli è stata del 5,7%. Entro il 2030, le aziende automobilistiche prevedono un ulteriore taglio di circa 100.000 posti di lavoro.
Paura per la disoccupazione auto in Germania: regioni nel panico
Il settore automobilistico produce in aree concentrate: 116 dei 400 distretti e città extracircondariali in Germania hanno una particolare impronta dovuta all’industria automobilistica vicina alla produzione. Con quasi 859.000 persone, quasi i tre quarti degli occupati nel settore automobilistico vicino alla produzione in Germania lavorano lì. Mentre in media il 3,4% di tutti gli occupati lavora nel settore automobilistico vicino alla produzione, la percentuale nelle 116 regioni è dell’8,4%.
In 36 delle 116 regioni fortemente caratterizzate dall’industria automobilistica vicina alla produzione, un numero particolarmente elevato di occupati svolge attività legate alla propulsione convenzionale a combustione interna. Dei circa 235.000 dipendenti che sono stati identificati in questi settori di attività in tutta la Germania, circa 104.000 lavorano solo in queste 36 regioni. Questo corrisponde a un buon 44%.
Il risveglio dei politici tedeschi
Ecco perché Friedrich Merz – cancelliere teutonico appartenente a uno dei partiti che sostengono la Commissione europea di Ursula von der Leyen – ora dice: “Il divieto dei motori a combustione è un approccio sbagliato”. Due considerazioni.
- Ci sono arrivati il 10 settembre 2025, col Green Deal auto elettrica del 2019. Non è una grande reattività.
- Merz non parla in modo chiaro, esplicito, diretto di ban termico. Un linguaggio molto da politico. Ma in un’era in cui la disoccupazione fra tremare le nazioni, sarebbe opportuno sbilanciarsi un minimo. Non accadrebbe nulla. Se non avere un orizzonte meno confuso e disordinato.

Sarà battaglia sulle BEV
Sentiamo Merz: “Siamo impegnati nella transizione verso la mobilità elettrica, ma abbiamo bisogno di normative europee intelligenti, affidabili e flessibili”. D’altronde, Ola Källenius di Mercedes-Benz (e numero uno costruttori Acea), Oliver Zipse di BMW, Oliver Blume del Gruppo Volkswagen, in vista del Dialogo Strategico di venerdì 12 settembre, si sono detti critici del tutto elettrico. Osserviamo che anche da parte degli amministratori delegati la presa di posizione non è proprio avvenuta nell’immediatezza del Green Deal 2019. Ora qui si cerca un rimedio a una situazione ingarbugliata, con interessi spaventosi in gioco, e lobby green fortissime e iper attive. Sarà durissima.
