Per chi vede il bicchiere mezzo pieno, Stellantis nel terzo trimestre 2025 registra un aumento del 13% delle consegne e dei ricavi netti rispetto all’anno precedente. Per chi lo vede mezzo vuoto, ci sono oneri finanziari: il Gruppo ha segnalato spese una tantum legate a cambiamenti normativi, strategici e di prodotto. Ossia il ritorno agli ibridi dopo una precedente spinta verso l’elettrificazione, ed estensioni delle garanzie per prodotti difettosi, inclusi alcuni motori. La rivoluzione rispetto all’era Tavares non poteva essere gratuita. Questa criticità si aggiunge alle preoccupazioni di fondo degli investitori per la carenza di chip nel settore.
Stellantis crea la sala operativa di “guerra” per la crisi dei chip
Filosa ha affermato che Stellantis ha istituito una “war room” per sviluppare quotidianamente azioni e progetti volti a estendere la continuità produttiva e a evitare arresti delle fabbriche. Le tensioni commerciali USA-Cina, anche sui semiconduttori, potrebbero allentarsi dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto di aver raggiunto un accordo con il presidente Xi Jinping.
Terzo trimestre 2025 in dettaglio
Ricavi netti pari a 37,2 miliardi di euro, trainati dalla crescita in Nord America, Europa allargata e Medio Oriente e Africa, mentre il Sud America ha registrato una moderata flessione. Le consegne consolidate ammontano a 1,3 milioni di unità. Di questa crescita, 104.000 unità si riferiscono al Nord America: stabilizzazione delle dinamiche degli stock rispetto all’anno precedente. Molto dell’invenduto sul groppone viene immatricolato. Le vendite globali sono aumentate del 4% rispetto all’anno precedente.
In USA si sorride col benzina
Il Ram 1500 con motore HEMI V-8 da 5,7 litri vale oro, grazie alle politiche pro termico di Trump. Il 14 ottobre 2025, l’azienda ha annunciato un programma di investimenti strategici negli Stati Uniti per 13 miliardi di dollari nei prossimi 4 anni. Per il CEO Antonio Filosa è un risultato incoraggiante: si prosegue nel rafforzare questi progressi. Il top manager sta guidando una svolta negli Stati Uniti, dove il quarto produttore automobilistico mondiale ha dovuto affrontare cali di vendita e scorte gonfie che hanno contribuito all’uscita dell’ex capo Carlos Tavares. Che con le Jeep elettriche non è andato incontro ai gusti dei consumatori yankee.

E l’Europa? Sempre più misteriosa
Nell’Europa allargata, diversi modelli introdotti di recente, tra cui Citroën C3, C3 Aircross, Opel/Vauxhall Frontera e Fiat Grande Panda, hanno favorito un miglioramento della quota di mercato nel segmento B. Ma Filosa chiede neutralità tecnologica a Bruxelles in tema di multe e ban termico 2035. Il Vecchio Continente, stritolato da USA, Russia e Cina, pare non abbia una strada precisa da percorrere, fra annunci, retromarce della Germania sul Green Deal auto elettrica, stabilimenti auto che chiudono temporaneamente in attesa di chissà quali novità rivoluzionarie.
Urge il rinnovo del parco circolante europeo, composto da 256 milioni di auto di cui 150 milioni ultra-dodicenni: vecchie, molto inquinanti, pericolose per la sicurezza stradale, costose per le assicurazioni e in termini di spese sociali post sinistro. Normale che i giganti investano somme enormi altrove, come ha fatto Stellantis in USA.
 
			 
				 
				
 
						 
					 
										 
										 
										 
										