L’Unione Sindacale di Base (Usb) lancia un forte allarme sul futuro degli stabilimenti Stellantis in Italia, denunciando l’assenza di risposte concrete di fronte alla profonda crisi che ha investito l’intero comparto automotive europeo.
Secondo l’Usb, il gruppo automobilistico continua a operare con piena libertà decisionale, ma di fatto sta progressivamente dismettendo le produzioni a Termoli e negli altri siti italiani di Stellantis, senza offrire garanzie per i lavoratori e per l’occupazione.

Il sindacato punta il dito contro la scelta di stipulare contratti di solidarietà, invece della cassa integrazione straordinaria, che secondo l’Usb avrebbe assicurato maggiori tutele economiche e una distribuzione più equa degli effetti della crisi tra i dipendenti. I rappresentanti dei lavoratori dell’impianto termolese chiedono un intervento pubblico forte e strutturato, capace di proteggere posti di lavoro e salari, e sottolineano come questa sia l’unica strada percorribile per evitare la chiusura definitiva dello stabilimento di Termoli e degli altri siti italiani.
Per scongiurare la sospensione delle attività a Pantano Basso, l’Usb propone misure concrete come mantenere le produzioni meccaniche attuali, riportare in Italia linee delocalizzate, garantire ammortizzatori sociali al 100% del salario, ridurre l’orario lavorativo senza penalizzare i compensi, sospendere gli incentivi all’esodo e riaprire il confronto sul progetto Gigafactory, fondamentale per il futuro industriale di Termoli e dell’intero Paese.

Il sindacato contesta l’uso della crisi di mercato come giustificazione per l’inerzia di Stellantis e riserva critiche anche alle altre sigle metalmeccaniche come Fim, Uilm e Fiom. Secondo l’Usb, è ora di rompere schemi sindacali rigidi e di avviare una vera vertenza nazionale che coinvolga tutti i lavoratori Stellantis e delle aziende dell’indotto, evitando che le iniziative restino puramente simboliche.
Il messaggio finale dell’Unione di Base per Stellantis e il Governo è chiaro. Senza un intervento deciso e una strategia condivisa, i lavoratori continueranno a sentirsi traditi e abbandonati, mentre le promesse restano parole vuote. L’Usb invita quindi a un’azione collettiva concreta, per salvaguardare non solo gli stabilimenti esistenti, ma anche il futuro produttivo italiano.