Transport & Environment, influente associazione ambientalista pro elettriche del Green Deal Ue, critica apertamente i fornitori tedeschi: questi sono favorevoli alle auto a benzina, e non vogliono il bando termico 2035. Lo fanno sapere come una lettera ai politici operanti sia in Germania sia a Bruxelles.
Indotto tedesco stroncato
Una storia triste, dice T&E. “Nel 2011, fornitori come Bosch, Mahle, ZF erano forti sostenitori delle normative sulle emissioni di CO2 e riconosciuti a livello mondiale come innovatori del settore automobilistico. Perché? Avevano un’ottima tecnologia che avrebbe migliorato il risparmio di carburante e le emissioni. Poi è arrivata l’elettrificazione. Si è parlato molto della lentezza dei produttori nell’adattarsi”. In sostanza, i fornitori di componenti hanno reagito al nuovo mondo puntando su ibride plug-in e e-fuels “per costruire una falsa narrativa sui carburanti “rinnovabili” come alternativa ai veicoli elettrici”.
I nemici del clima
T&E chiama i fornitori tedeschi tra i più grandi nemici dell’azione per il clima nel settore dei trasporti per almeno un decennio. “Nel frattempo, le aziende cinesi hanno costruito l’industria delle batterie che conosciamo oggi”. La lettera dell’indotto viene definita un altro disperato tentativo di mantenere in vita il mercato europeo dei motori a combustione interna, in declino.

Qualcosa non quadra in Germania
Indubbiamente, che la rivolta pro benzina e anti elettrico nasca in Germania lascia perplessi. Proprio Berlino – coi Paesi Bassi e la Francia, ossia con chi comanda in UE – ha imposto il Green Deal auto elettrica 2019. Il fatto è che ora i teutonici si trovano innanzi a uno tsunami da paura, pronto a manifestarsi nell’autunno 2025: licenziamenti, fabbriche che chiudono, colossi che barcollano. Perché l’auto elettrica è un flop senza precedenti, e sarebbe necessario ripristinare la possibilità di vendere macchine a benzina, adorate in Europa. Nel fallimento, anche la Gigafactory Northvolt e pure la Gigafactory Termoli mai nata.
C’è tanto da salvare
Nonostante le incertezze economiche, l’industria automobilistica rimane leader nella ricerca e sviluppo, investendo 85 miliardi di euro nel 2023 (dato più recente disponibile da Acea), 12 miliardi di euro in più rispetto all’anno precedente e il doppio rispetto al secondo maggiore investitore del settore privato. Tuttavia, la produzione di veicoli nell’UE è diminuita nel 2024, con la produzione di automobili scesa a 11,5 milioni di unità e la produzione di veicoli commerciali in calo di quasi il 10%, il che pone sfide nel mantenere l’attrattività manifatturiera europea.
L’andamento delle vendite mostra segnali contrastanti: le immatricolazioni globali di automobili sono aumentate del 2,7% e la quota di mercato dell’UE è salita al 22%, tuttavia la quota di auto elettriche a batteria si è ridotta per la prima volta. Le immatricolazioni di furgoni e camion elettrici sono rimaste stagnanti, mentre gli autobus elettrici hanno mantenuto lo slancio. Sebbene i membri dell’Acea offrano oggi circa 290 modelli di veicoli elettrici ricaricabili sul mercato UE, la mancanza di condizioni abilitanti essenziali, come incentivi e infrastrutture più forti, continua a frenare la domanda.
I numeri relativi al commercio dell’UE con il resto del mondo rivelano un calo sia in valore che in volume. Tuttavia, l’UE ha mantenuto un surplus di 94 miliardi di euro, con Stati Uniti e Regno Unito che si confermano le principali destinazioni. Nel frattempo, la sicurezza stradale nell’UE continua a migliorare, con un calo dell’1,3% degli incidenti mortali, mentre le prestazioni ambientali sono ulteriormente migliorate, con emissioni di CO2 e consumo di acqua per veicolo ridotti di oltre il 50% dal 2005.