I numeri non mentono, e quelli provenienti dalla Cina non sono solo impressionanti, sono persino intimidatori. Lo scorso ottobre, il Dragone ha immatricolato l’incredibile cifra di 3,3 milioni di veicoli, un volume che da solo rappresenta un massiccio 38% delle vendite globali del mese. Questo livello senza precedenti conferma che il mercato cinese non si limita a essere un attore importante, ma sostanzialmente il regista che detta il ritmo dell’industria automobilistica internazionale.
Per comprendere a fondo il fenomeno mese dopo mese, basta guardare i primi dieci mesi dell’anno. A fronte di 79,25 milioni di auto vendute in tutto il mondo, la Cina ne ha assorbite quasi 28 milioni, registrando un solido incremento annuo del 12%. A confronto, gli Stati Uniti, il secondo mercato mondiale, si fermano a 13,88 milioni di unità. Seguono l’India con 4,56 milioni e il Giappone con 3,86 milioni, mentre la Germania arranca con 2,61 milioni. Praticamente, ciò che è un successo per la Cina, è l’intero mercato combinato per gli altri.

Colpisce la vertiginosa conquista del mercato da parte dei produttori locali nel campo dell’elettrificazione. I marchi cinesi stanno inesorabilmente erodendo la quota di mercato dei giganti internazionali, molti dei quali sembrano lottare con la propria transizione elettrica come dinosauri su una piattaforma scivolosa.
BYD, Geely e Chery sono balzati rispettivamente al sesto, ottavo e decimo posto a livello globale, confermando che i veicoli elettrici cinesi stanno diventando il vero standard globale.

A ottobre, i veicoli alimentati a nuova energia (NEV), che includono elettrici, ibridi plug-in e ad autonomia estesa, hanno rappresentato la maggioranza delle vendite cinesi, il 51,6% del totale, con 1,715 milioni di unità vendute. Questa crescita del 20% su base annua dimostra che la Cina non sta solo vendendo più auto rispetto al resto del mondo, ma sta attivamente ridefinendo il futuro dell’automobile, obbligando tutti gli altri a correre per non rimanere indietro.
