Alfredo Altavilla, Special Advisor per il mercato europeo del Gruppo auto cinese BYD, usa l’ironia: “Per la diffusione delle elettriche servono infrastrutture, non bonus ad acquisto. La scelta del governo è fantozziana”. Il riferimento è al fatto che l’esecutivo ha mosso 600 milioni di euro dei fondi PNRR dedicati alla costruzione di colonnine di ricarica: da lì, spostati in un fondo per le full electric. “Diciamo che mi fa pensare a Fantozzi. Il provvedimento rappresenta la più bella riedizione de La corazzata Potëmkin. Si può dire che è una c… pazzesca? Trovo questa misura una bestialità”.
È che i bandi sono andati deserti: aziende in fuga, non interessate. Segnale pessimo per l’infrastrutturazione. Infatti abbiamo solo 300.000 full electric circolanti.
Perché quel riferimento di Altavilla? Fantozzi chiede il permesso di intervenire dopo la proiezione del film “La corazzata Potëmkin”. E lo stronca: applauso scrosciante da parte del pubblico; il giudizio sgarbato del personaggio interpretato da un sublime Paolo Villaggio su una pellicola importante viene accolto con entusiasmo dalla massa.

Problema auto elettrica in Italia
Per Altavilla, gli italiani non comprano le elettriche (anche) perché non c’è una infrastruttura di ricarica. “E noi prendiamo i soldi del PNRR per le colonnine e li destiniamo a incentivare l’acquisto di 39 mila auto, ovvero meno del 3% delle immatricolazioni annue. Non è così che si avvicinano gli italiani all’elettrico”. Si era parlato di incentivi strutturali e con una visione europea: “Così mi sembra che ci stiamo prendendo in giro”. E ancora: “Se proprio vogliono diffondere le colonnine, chiedessero a noi di BYD: siamo disposti a farle al costo, senza guadagnare un euro, se ci danno i soldi facciamo noi la rete di ricarica”.
Airbus di Gruppi auto UE? Paura zero
Un accordo fra costruttori europei tipo Airbus fa paura a BYD? “Non ci impensierisce, è un obiettivo che mi sembra estremamente difficile. I Gruppi hanno dimostrato ampiamente di avere scarsa volontà di collaborare fra di loro. Così il rischio è solo di sommare debolezze, il che non crea una forza. La collaborazione su Airbus è stata un esempio di successo, ma a quelle scelte strategiche ci si deve arrivare per volontà di lungo termine e non per disperazione, dato che invece mi sembra prevalga al momento”.
I veri dati sui punti di ricarica in Italia
Oggi in Italia sulla carta sono 64.000 i punti di ricarica a uso pubblico per l’auto elettrica: tutta teoria, però. Il 16% è non collegato alla rete elettrica. Ne restano 54.000. Poi vanno tolti quelli vandalizzati, senza cavi, non funzionanti, non compatibili. Inoltre, c’è fame di stazioni veloci: troppe quelle lente (84% circa sotto 50 kW) . Al Nord si concentra il 57% dei punti di ricarica della Penisola, mentre siamo al 20% al Centro e al 23% al Sud: uno squilibrio assurdo. In autostrada, 1.087: numero basso.