L’utile delle sette maggiori Case auto del Sol Levante ha registrato un crollo del 27,2% nel periodo aprile-settembre 2025 rispetto all’identico periodo del 2024, in base ai dati elaborati dall’agenzia Kyodo. Dopo il Covid è il primo calo. Colpa dei dazi USA anzitutto, ma anche della catena di approvvigionamento che balbetta, con la Cina a fare il bello e cattivo tempo. Incide la domanda debolissima di elettriche nel mondo. Il profitto è stato di 1.500 miliardi di yen, ossia 8,4 miliardi di euro. Sono dolori specie per Nissan, Mazda e Mitsubishi.
Dazi USA anti Giappone: batosta per l’auto
Per il numero uno del pianeta, Toyota, riduzione dell’utile di 900 miliardi di yen (5,05 miliardi di euro). Comunque, i costruttori minori non saranno in grado di assorbire il trauma tariffario rispetto ai concorrenti più grandi. L’accordo di settembre tra Washington e Tokyo di ridurre il dazio sulle importazioni di auto al 15% fa poco: l’aliquota è sei volte superiore al tasso del 2,5% in vigore prima di aprile. Il presidente USA ha mostrato lo scenario terribile al Giappone, con una barriera insormontabile, poi l’ha ridotta facendola passare per un successo della nazione orientale, quando invece si è sempre su livelli stratosferici.
Le due strade
- Le Case giapponesi creano fabbriche in USA. Così non pagano dazio. Sarebbe il trionfo assoluto e totale di Trump, dopo i 13 miliardi di dollari investiti da Stellantis, che rappresentano un’altra vittoria di The Donald. In questo modo ci si proietta nel futuro per vincere: servono investimenti forti, da riassorbire nel corso degli anni.
- I costruttori nipponici cercano alleanze con le Case rivali, ritirano alcuni modelli dai listini di vendita, o ridimensionano la propria presenza negli Stati Uniti. Più profitto subito, ma sul lungo termine si tratta di una sconfitta.

Cinesi alla larga dagli States
Dopo i soldi di Stellantis, il crollo degli utili giapponesi con l’opzione di costruire in USA, Trump completa il quadro: niente auto cinesi negli States, per i pessimi rapporti con Pechino. È vero che la cinese BYD vuole vendere 1,6 milioni di auto all’estero nel 2026, raddoppiando l’espansione oltreoceano con una crescita a doppia cifra, ma non in terra yankee. La società orientale stima vendite fuori dal Celeste Impero di 1,5-1,6 milioni di veicoli, in aumento rispetto a un milione di mezzi previsti nel 2025, con una crescita guidata dal lancio di nuovi modelli. Build Your Dreams ha costruito almeno otto mega-fabbriche in tutta la Cina negli ultimi cinque anni. L’azienda sta costruendo fabbriche all’estero per l’assemblaggio locale in Paesi tra cui Ungheria, Turchia e Brasile e pianificando un terzo impianto per l’Europa con la Spagna. Pertanto, Trump “incassa” l’investimento Stellantis, attende le fabbriche giapponesi, tiene alla larga i cinesi spingendoli in Europa. E vende energia a carissimo prezzo all’UE, la quale non compra il gas di basso costo ed elevata qualità dalla Russia. La tempesta automotive perfetta.
