È vero che Stellantis chiude per qualche giorno sei fabbriche in Europa? Il gruppo non dice nulla con precisione, ma svela qualcosa senza entrare nel merito: l’azienda sta adattando il ritmo produttivo in alcuni dei suoi stabilimenti in Europa, con chiusure temporanee. Questa misura mira ad adeguare il ritmo produttivo – ripete – a un mercato europeo difficile, gestendo al contempo le scorte nel modo più efficiente possibile entro la fine dell’anno.
La sestina di fabbriche Stellantis nel mirino
Fra note, commenti dei sindacati, gossip automotive, ecco le sei fabbriche UE col mini stop.
- Pomigliano per Fiat Panda e Alfa Romeo Tonale.
- Poissy in Francia per Opel Mokka. L’area piace tantissimo ai miliardari arabi proprietari del PSG calcio.
- Tichy in Polonia
- Eisenach in Germania
- Saragozza in Spagna
- Madrid in Spagna
No, nessuna sorpresa
Saranno mesi che sia Stellantis sia altri Gruppi auspicano cambiamenti all’interno della regolamentazione auto UE, fatta di cavilli che impongono investimenti fortissimi in tecnologie, tali da far esplodere i prezzi anche delle segmento A. Si doveva necessariamente arrivare al primo sintomo della patologia, ossia lo stop temporaneo. Un alert in vista dell’eventuale batosta qualora le regole dovessero restare queste, col ban termico 2035 che è un dono involontario alla Cina. Nel frattempo l’altro colosso, il Gruppo Volkswagen, venerdì ha abbassato le sue previsioni per il 2025, mentre si prepara a tagliare 35.000 posti di lavoro in Germania, con l’indotto di tutto l’automotive teutonico che sta soffocando. Se ne riparla nel 2026 in UE, quando la politica farà le sua valutazioni all’interno di una maggioranza piena di fratture ormai su tutti i temi principali.

Chiusure temporanee delle fabbriche UE Stellantis: che accade
Le macchine in Europa non si vendono granché, con un mercato asfittico e crollato rispetto al 2019. Le BEV stanno in piedi per miracolo grazie a potenti iniezioni di doping (km zero e bonus) che avranno efficacia sul breve termine, con effetti collaterali indesiderati: quelle pratiche scatenano reazioni. In particolare, il crollo delle targhe appena non si somministra più la sostanza alterante. Perdipiù, i Gruppi non possono vendere troppe termiche. Pare un paradosso ma, piazzando molte macchine a benzina o diesel o ibride leggere, la media di emissioni di CO2 si alzerebbe, con un aumento vertiginoso delle ammende europee.
Dal cartone animato disneyano alla disoccupazione auto elettrica
Nell’ambito di un vocabolario ambientale dolciastro – fatto di transizione e decarbonizzazione – il pianeta diviene una sorta di essere vivente che sorride se attraversato da auto elettriche con le loro batterie super inquinanti. E si immalinconisce se invece ci sono vetture con motore termico moderno ed evoluto tecnologicamente. All’interno di questo mondo contorto creato dagli eco oltranzisti, si profila – per moltissimi Gruppi – lo spettro di chiusure prolungate. Col dramma della disoccupazione, dei costi sociali stellari per ogni paracadute statale aperto (solidarietà, cassa integrazione, sussidi). Con l’effetto a cascata sull’indotto. È il meraviglioso pianeta delle favole iper pulite che prende forma, osservato di lontano da qualche burocrate rinchiuso nella sua torre d’avorio.