Vola alle stelle il prezzo del rame, componente essenziale delle colonnine auto elettriche e delle stesse BEV: un ennesimo guaio si abbatte sulla mobilità delle vetture a corrente in Europa. Già le stazioni sono poche e distribuite male, col costo dell’elettricità elevatissimo; ora si manifesta pure questo problema molto grave. Fattore negativo che si somma a quello dei ladri in Italia e in parte in Europa col taglio dei cavi: in Cina, nessuno si azzarda. E anche per questo l’auto elettrica è perdente da noi e vincente da loro.
Colonnine di ricarica auto elettrica in Europa: che guaio il prezzo del rame che vola
Come riferisce la Reuters, il metallo rosso si surriscalda, con la domanda di rame potrebbe che superare l’offerta entro la fine del decennio. Il risultato è un boom delle quotazioni. Oggi i fornitori spesso scappano dai bandi pubblici perché possono ritenere il settore non profittevole (vedi il bando Italia PNRR di 597 milioni trasformato in incentivi BEV). Figuriamoci se il costo del metallo salisse.
I prezzi del rame hanno avuto un andamento volatile quest’anno. Il prezzo del metallo rosso ha toccato il picco di 5,24 dollari USA per libbra il 26 marzo, prima di scendere a 4,05 dollari per libbra a causa delle tensioni commerciali globali. Tradotto in euro e in grammi, il prezzo del rame è sceso da 0,0098 €/g al suo picco di marzo a 0,0076 €/g a causa delle tensioni commerciali globali. Successivamente, ha più che recuperato terreno, raggiungendo un nuovo record di 5,69 dollari per libbra l’8 luglio (0,0107 euro per grammo), in seguito all’annuncio di un dazio del 50% sulle importazioni di rame negli Stati Uniti.
I fattori della robusta domanda di rame
Secondo un rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), la domanda globale di rame raffinato ha raggiunto quasi 27 milioni di tonnellate nel 2024, con un aumento del 3,2% rispetto al 2023. La Cina ha continuato a essere il più grande consumatore mondiale di rame, rappresentando quasi il 60% del consumo di rame raffinato nel 2024, superando di gran lunga gli Stati Uniti, al secondo posto con il 6%. Per gran parte del 2025, la crescita della domanda nella super potenza orientale ha avuto un andamento a due cifre, con le importazioni che hanno raggiunto un massimo storico ad aprile. Pechino incide sul prezzo del rame come su quello del petrolio: appena il Dragone chiede più oro nero, il costo del barile è destinato a schizzare insù. Idem con l’oro rosso.
La domanda di rame è guidata dalla sua molteplicità di utilizzi. Gli alti livelli di conduttività, uniti alla sua durabilità e convenienza, fanno sì che quel metallo sia ampiamente utilizzato nelle infrastrutture delle reti elettriche. È anche un componente chiave dei veicoli elettrici, dei pannelli solari e delle turbine eoliche. Altri fattori di domanda per il rame includono i data center e le reti 5G, che sono significativi consumatori di elettricità. È un componente fondamentale dell’hardware alla base delle applicazioni di IA. I server hanno requisiti energetici più elevati rispetto ai data center convenzionali, il che comporta un corrispondente aumento dell’uso di rame.

Con il rallentamento della produzione, l’offerta si riduce
Non si prevede che l’offerta di rame riesca a tenere il passo con la crescente domanda. La produzione globale di rame estratto ha raggiunto 22,8 tonnellate nel 2024. Il Cile è rimasto il più grande fornitore, rappresentando circa un quarto della produzione globale, con la Repubblica Democratica del Congo al secondo posto, seguita dal Perù. Quasi tutto nelle mani del Paese della Grande Muraglia.
L’IEA prevede che l’offerta globale di rame estratto raggiungerà il picco entro la fine di questo decennio, intorno a 24 tonnellate, prima di scendere man mano che i gradi del minerale diminuiscono, le riserve si esauriscono e le miniere vengono dismesse. Nel 2035, la domanda di rame raggiungerà 28,3 tonnellate, ma l’offerta sarà solo di 21,8 tonnellate.