Ursula von der Leyen – nel suo discorso sullo stato dell’Unione – ha parlato di E-Car europea. Una piccola elettrica accessibile. Problema: qui di accessibile non c’è niente, perché le BEV costano un occhio della testa. Per via di investimenti fortissimi delle Case. Improbabile che i costruttori facciano macchine in perdita, in quanto società per macinare profitti e non per star dietro ai voli pindarici di ecologisti che si basano su dogmi privi di scientificità. A nostro avviso, la soluzione che l’UE potrebbe adottare è l’E-Car europea in social leasing. Infatti, quando la Francia (indebitandosi sino alle orecchie con tutte queste misure statali senza ritorno) ha introdotto il leasing sociale, la cosa è piaciuta molto ai verdi di sinistra in Europa.
Visto che qui non c’è un euro e le nazioni barcollano sotto il peso di spese immense, il sistema di leasing sociale sarebbe paneuropeo: lo schema verrebbe finanziato da un Fondo sociale per il clima dell’ETS II e distribuito in tutti gli Stati membri. I quattrini sono pubblici e ce li mette l’Europa.
Lo Stato anticipa denaro alla Casa, che fornisce la macchina. Questa viene data a un cittadino con ISEE basso, che non ha modo di comprare un’elettrica. Il consumatore la usa pagando un canone mensile di 100-200 euro. Poi si occupa di versare il dovuto per l’assicurazione obbligatoria e le polizze facoltative Furto e Kasko. E per gli elettroni (carissimi) dei pieni alle stazioni.
Alla fine, dà indietro la vettura, dopo tre anni di leasing. Nel mentre, il consumatore guida una macchinina tipo keicar nippo nel suo quartiere. A malapena queste ce la fanno dal punto A al punto B in città, con le poche colonnine veloci. Figuriamoci azzardarsi fuori città o addirittura in autostrada. L’europeo sulla sua malinconica vetturetta a pila fa i giretti nel mercato rionale. Dalla libertà di movimento a questa prospettiva, è un salto quantico verso il nulla cosmico.
Meglio sarebbe una E-Car a benzina e con pochi ADAS: pratica, comoda, intelligente. Con investimenti inferiori delle Case, prezzi più bassi, canoni minori. Tutto sostenibile sotto il profilo ambientale ed economico.

Il leasing è favoloso per le aziende robuste con fleet manager che gestiscono con competenza il parco auto. Il leasing per chi ha ISEE basso è invece molto rischioso. Il concetto base è: chi rompe paga. Per cui, alla restituzione del mezzo a fine leasing, il consumatore paga in base alle franchigie in euro e agli scoperti in percentuale tutti i danni alla vettura: carrozzeria, abitacolo, meccanica, eccessivo numero di cariche che ha fatto invecchiare precocemente la batteria, guida poco prudente con guai di varia natura al veicolo. Questo tipo di cliente lascia le vettura in strada di notte, magari per la ricarica: se un ladro ruba il mezzo, il consumatore paga una franchigia gigantesca. Una penale enorme.
Tutto questo sparisce se qualcun altro si fa carico delle franchigie e degli scoperti per incidenti stradali, sinistri, atti vandalici, danni, furti, rapine, appropriazioni indebite, ladri piranha che cannibalizzano l’auto privandola dei fari e delle gomme. Chi piazza i quattrini? Magari ancora lo Stato. Coi soldi Ue.
Fra sogni verdi e realtà amare
Ricapitoliamo. Lo Stato dà i soldi alla Casa come anticipo e poi copre tutti i danni. Una nazione, per inciso, già in grave difficoltà per mille motivi. Il tutto mentre l’Unione Europea non riesce a ad aumentare un bilancio Ue fermo a un drammatico 1% del PIL europeo. Innanzi all’ideologia del Green Deal auto elettrica, sospinta dalle potenti lobby verdi, tutto può essere. Poi però non lamentiamoci se – per la mancanza di pragmatismo e concretezza – l’UE ha difficoltà ad affrontare l’emergenza lavorativa, la questione abitativa, il costo della vita stellare, la pressione congiunta di chi vola (USA, Cina e Russia).