Il Canada fa una scenata di gelosia a Stellantis: perché

Il Canada attacca Stellantis dopo il maxi piano Usa: l’accusa è che il Gruppo non rispetta gli impegni sulla produzione.
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I 13 miliardi di dollari USA investiti negli Stati Uniti da parte di Stellantis causano l’ira del Canada, che pianta una scenata di gelosia al Gruppo verso gli States. Il primo ministro canadese Mark Carney attacca la società guidata da Antonio Filosa: Siccome la produzione Jeep viene trasferita nella patria di Trump, a rischio 3.000 posti a Brampton in territorio canadese, col sindacato Unifor chiede interventi.

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Il Canada fa una scenata di gelosia a Stellantis: i motivi

Stellantis produrrà modelli Jeep, pick-up e Suv Dodge nel Midwest statunitense, con il rilancio di uno stabilimento da 600 milioni di dollari a Belvidere, in Illinois: qui verranno assemblati i modelli Jeep Cherokee e Compass. Proprio quest’ultimo modello era stato assegnato al Canada in principio. Occorre quindi la riconversione del sito produttivo di Brampton, nell’area metropolitana di Toronto. L’azienda si era impegnata nel 2023, con il rinnovo del contratto collettivo, a investire negli impianti canadesi per la produzione di veicoli a combustione ed elettrici di nuova generazione. L’annuncio del maxi piano di investimenti negli Usa metterebbe in dubbio quegli impegni, stando ai canadesi. “Abbiamo chiarito che ci aspettiamo che Stellantis rispetti gli impegni presi con i lavoratori canadesi. Stiamo lavorando con l’azienda per individuare misure volte a proteggere i dipendenti e creare nuove opportunità a Brampton”, ha dichiarato Carney.

L’attacco a Stellantis

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Lana Payne, presidente di Unifor: “I governi non possono restare a guardare mentre i nostri posti di lavoro vengono spostati negli Stati Uniti. Salvare lo stabilimento di Brampton deve diventare una priorità nazionale”. Sentiamo Stellantis, in sostanza: il Canada resta un mercato strategico. Il Gruppo ha in programma nuovi progetti per Brampton, che saranno condivisi dopo ulteriori colloqui con il governo canadese.

filosa

C’è da attendersi un mare di reazioni

Il Canada è il primo Paese a reagire al mega investimento Stellantis in USA, pensato anche per evitare i dazi di Trump. Anche altre aziende di tutti i settori produrranno negli States. È la vittoria di The Donald, che sta mantenendo le promesse elettorali, cosa vista molto male da altri politici in varie zone del pianeta.

Gli investimenti negli USA sono pensati, in larga parte, per mitigare l’impatto dei potenziali dazi che una futura amministrazione Trump potrebbe imporre sui veicoli importati da Canada e Messico verso gli Stati Uniti, in particolare l’ipotesi di un 25% di tasse. La strategia di Stellantis si inserisce, quindi, in un trend più ampio che vede molte aziende di diversi settori orientare la produzione verso gli States. La società si assicura l’accesso senza dazi al mercato più redditizio del Nord America e si allinea alla crescente pressione politica americana per la produzione domestica, grazie al Made in USA voluto dal tycoon. Senza dimenticare la chiara politica pro termico della Casa Bianca.

Situazione delicata

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Sarà difficile per Stellantis a nostro giudizio, come per qualsiasi altra azienda automotive, accontentare tutte le esigenze di qualsiasi nazione al mondo. E al contempo tutelare gli interessi della multinazionale. Occorre fare scelte, come sempre nel mondo dell’imprenditoria: Filosa sta operando la sua rivoluzione, dopo l’eredità non comodissima lasciata dall’ex CEO Carlos Tavares. Prossimamente, è probabile che si discuta di marchi non profittevoli.