Il tutto termico USA di Stellantis e la fuga dall’auto elettrica in Canada possono costare un occhio della testa al Gruppo, dice la CBC: l’esposizione potenziale rischia di essere miliardaria perché Ottawa rivuole i fondi sulla Gigafactory NextStar. Il governo avrebbe dato i quattrini per le BEV e le batterie, la società punta al benzina negli Stati Uniti. D’altronde solo in Cina le macchine a corrente si vendono.
Stellantis, pericolo Canada
Di base, il Canada vede malissimo il fatto che Stellantis abbia piazzato addirittura 13 miliardi di dollari nella nazione della libertà dei motori, gli States di Trump. Valuta di recuperare con gli interessi quanto già versato alla joint venture NextStar, dopo lo stop alla riconversione dell’impianto di Brampton. Se riparlerà in modo pesante nel 2026. Lo spostamento della produzione dalla terra canadese elettrica a quella yankee termica, bloccando la riconversione all’elettrico dello stabilimento di Brampton, non viene digerita dall’esecutivo.
Nel frattempo, la joint venture NextStar Energy – tra Stellantis e LG Energy Solution – sta avviando una Gigafactory da 16 miliardi di dollari a Windsor, in Ontario. Queste batterie – se fatte in Cina – sarebbero un colpaccio. Altrove nel mondo sono un azzardo enorme. Anche in UE, dove c’è il doping km zero e bonus, adorato dalle lobby green. Solo i cinesi possono osare, avendo in mano la filiera.
Programma BEV
Il governo federale del Canada avrebbe già trasferito alla joint venture NexStar Energy almeno 530 milioni di dollari. La quota principale deriva dal programma Strategic Innovation Fund che nel 2022 ha stanziato 500 milioni per la costruzione dell’impianto: 490 milioni versati.
L’esecutivo dell’Ontario contribuisce con un ulteriore impegno fino a 500 milioni, ma non ha detto quanto sia stato erogato: 150 milioni? Situazione per nulla chiara. Di certo nel 2026 ballerà una montagna di denaro fresco, con impatti evidenti o sul bilancio della nazione o su Stellantis.
Così si arriva a un miliardo
In più, abbiamo un accordo di 15 miliardi del 2023 per incentivare la localizzazione canadese della supply chain elettrica. Stellantis sarebbe garante principale e solidale: in caso di violazioni materiali del contratto, il governo canadese pare possa agire direttamente sul Gruppo, chiedendo la restituzione integrale delle somme erogate, senza dover prima dimostrare l’insolvenza della joint venture.
Stellantis potrebbe vedersi costretta a sborsare tra 530 e 700 milioni di dollari, più 50-150 milioni tra interessi e spese legali: totale del conto 600-850 milioni. Poi c’è la perdita dei futuri incentivi alla produzione, fino a 15 miliardi di dollari. L’esposizione si aggirerrebbe sul miliardo di dollari.
Il lavoro con l’auto elettrica
NextStar deve assumere 2.500 lavoratori full time, mantenere la produzione in Canada per tutta la durata degli accordi e generare benefici per la comunità a livello di indotto. Il solito mito che con l’elettrico crei lavoro: s’è visto in Europa. Pure con la Gigafactory CATL in Spagna: lavoratori? Cinesi.

Tensione alle stelle: c’è il denaro di mezzo
Le commissioni parlamentari canadesi chiedono a Stellantis chiarimenti ufficiali: è stata avviata una procedura di dispute resolution da parte di Ottawa per chiedere la restituzione dei fondi pubblici erogati al Gruppo. Il 25 novembre Teresa Piruzza (responsabile affari esteri e politiche pubbliche FCA Canada, la società che opera per Stellantis nel Paese), non si è presentata a un’audizione parlamentare. Motivo? Problema tecnico di connessione. I canadesi si sono infuriati, evidentemente non credendo al manager. Giustificazione ritenuta inaccettabile da diversi parlamentari. Di qui, un quintale di tensione.
