In Italia 70.000 punti di ricarica per l’auto elettrica, ma col rischio paralisi: perché 

Nel nostro Paese salgono a 70.000 punti di ricarica per l’auto elettrica, però il pericolo è che la crescita si fermi: servono regole chiare.
punti di ricarica punti di ricarica

In Italia ci sono 70.000 punti di ricarica per l’auto elettrica, o meglio per 340.000 macchine a corrente su oltre 40 milioni di mezzi, con una quota mercato del nuovo del 5%. Ma la crescita delle stazioni, oggi 35.000, rischia di fermarsi, come dice Motus E. In quanto mancano regole chiare.

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Ecco cosa servirebbe. Anzitutto la riduzione dei costi di approvvigionamento energetico in capo agli operatori della ricarica, allineandoli agli altri grandi Paesi europei. Poi interventi normativi e regolatori per semplificare le fasi di connessione delle infrastrutture e per dare piena applicazione alle normative europee in tema di decarbonizzazione del settore trasporti. Quindi la copertura totale delle reti autostradali, per assicurare la completa infrastrutturazione. E ancora, concessioni di suolo più lunghe (20 anni), per garantire rientro e stabilità degli investimenti. Infine pianificazione infrastrutturale centralizzata attraverso strumenti di monitoraggio.

Punti di ricarica in salita

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Le prese sono in aumento di 2.711 unità nel terzo trimestre dell’anno e di 9.933 unità nei 12 mesi. Guardando alla sola rete autostradale, siamo a 1.274, di cui l’86% è di tipo veloce in corrente continua e il 63% supera i 150 kW di potenza. La quota delle aree di servizio autostradali dotate di infrastrutture di ricarica si attesta così al 48%.

Relativamente alle singole Regioni, la Lombardia è da record (14.242 punti, +2.255 negli ultimi 12 mesi), seguita da Lazio (7.447 punti), Piemonte (6.777), Veneto (6.408) ed Emilia-Romagna (5.489). Fra le Province, Roma leader (5.881 punti, +962 nei 12 mesi), seguita da Milano (4.970), Napoli (3.120), Torino (3.075) e Brescia (1.843). Purtroppo l’Italia da questo punto di vista era e resta spaccata in tre, col Sud che arranca.

punti di ricarica

La lentezza della burocrazia

I punti in attesa dell’allaccio alla rete sono scesi dal 18% del terzo trimestre 2024 al 14% nello stesso periodo del 2025. Restano davvero troppi. C’è l’urgenza di semplificare gli iter autorizzativi e rafforzare la collaborazione pubblico-privato per accelerare ulteriormente l’attivazione delle colonnine. Gli operatori del settore, dopo oltre 1,8 miliardi di investimenti effettuati, devono essere messi in condizione di proseguire e accelerare lo sviluppo di questa infrastruttura. Va aggiunto che esiste pure la piaga dei furti di rame: i ladri di oro rosso che tagliano i cavi e scappano sempre impuniti.

Ma le colonnine sono poche o tante?

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Secondo noi, le 35.000 colonnine di oggi sono in un numero giusto considerando la quantità di auto elettriche attuali, ossia 340.000. Ma sono poche se si desidera il boom delle BEV: serve maggiore capillarità. Inoltre, il tremendo costo del gas – non più comprato a basso prezzo dalla Russia – ci condanna: energia elettrica carissima, con costo della vita elevatissimo. Da una parte l’Unione Europea mira al full electric, dall’altra pare seguire politiche e strade che portano a non creare le condizioni per la vera diffusione della mobilità green.

La vera occasione l’Italia l’ha appena persa. C’erano 597 milioni di euro (soldi dell’UE nel PNRR) che la nostra nazione poteva disporre per le colonnine veloci, che servono come l’ossigeno. Invece il bando è andato deserto e si è scelto di puntare su incentivi inutili e anzi dannosi.