La matematica fa vincere l’auto a benzina in Unione Europea nel 2035

Dal punto di vista matematico, di questo passo l’auto elettrica salirà a meno del 50% in UE, contro un obiettivo del 100%.
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Oggi il target UE è far sì che il 100% di auto vendute sia elettrico nel 2035. La Commissione propone il 90%, ma questa è solo un’idea da approvare in futuro.  Da gennaio a novembre 2024, la quota di auto elettriche nell’Unione Europea era del 13,4%. Da gennaio a novembre 2025, è del 16,9%. A gennaio 2035, lo share sarà inferiore al 50%. Siamo a metà obiettivo: un flop colossale.

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Questione di numeri inconfutabili

La nostra è una stima matematica ammettendo e non concedendo che l’arbitro sia imparziale e cerchi di dare tutti i vantaggi possibili e immaginabili all’auto elettrica: incentivi pagati dai contribuenti, km zero a tutto spiano. Trucchi per drogare il mercato. Più Regioni e Comuni o altri Enti locali che distruggono l’auto a benzina e diesel e ibrida: blocchi del traffico, mega multe.

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Adesso, i governi si svenano per l’auto elettrica: soldi che vanno ai cinesi. I quali sono proprietari delle batterie e delle componenti e delle miniere di litio. Senza dire delle terre rare in mano a Pechino. Bisogna vedere se in futuro gli esecutivi avranno ancora denaro. Per esempio, l’Italia di suo non ha piazzato più un euro nel piattino delle BEV: i quattrini arrivano dal PNRR europeo ed erano indirizzati verso le colonnine di ricarica elettrica.

Missione impossibile

Matematicamente, per raggiungere il 100% in soli 9 anni partendo dal 16,9%, il mercato dovrebbe accelerare con una crescita media di oltre 9 punti percentuali ogni anno, quasi triplicando il ritmo attuale. I governi allora dovranno sborsare tre volte i soldi che tirano fuori oggi. Niente euro per pensioni, sanità, scuole, strade, colonnine. Sì ai denari per le auto elettriche cinesi. È una scelta. È la politica che indirizza e dirige. Non è il mercato a scegliere: né il consumatore né tantomeno la Casa. L’adozione dell’auto elettrica incontra un limite fisico, specialmente per chi non ha un punto di ricarica privato, frenando ulteriormente lo share di mercato.

L’auto termica (benzina, diesel, ibrida, PHEV, EREV) continuerà a rappresentare la maggioranza delle nuove vendite ben oltre la scadenza del 2035. Al massimo, i consumatori compreranno macchine a benzina, sempre più vecchie. I mercati non crescono a incremento costante. Ma il mercato elettrico cresce grazie al doping.

Quale prospettiva

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La prospettiva è quella di un fallimento sistemico della transizione elettrica forzata, guidato da un’inconciliabilità tra obiettivi politici e realtà. Passare dal 16,9% al 100% in soli 9 anni richiederebbe una crescita annua costante di 9 punti percentuali, un’accelerazione che il mercato non sta minimamente mostrando.Poiché i governi europei finanziano gli incentivi con soldi pubblici (spesso sottratti a servizi essenziali come sanità e istruzione), e poiché la Cina controlla la filiera (batterie, litio, terre rare), l’UE sta sussidiando l’industria asiatica a scapito della propria sostenibilità finanziaria. Invece di un parco auto moderno e pulito, la prospettiva futura è quella di un parco auto termico sempre più vecchio. Se l’elettrico rimane inaccessibile o non pratico, i consumatori non passeranno all’elettrico, ma continueranno a guidare auto a benzina o diesel datate, vanificando gli intenti ecologici.

Da anni si parla di accelerazione delle targhe delle BEV, che non arriva mai: è un mito verde degli influencer coi loro interessi. Al massimo, le lobby green potranno puntare a obbligare gli Stati, oltre alle Case: target di auto elettriche nelle flotte. Pena, una maxi multa. Ma se persuadere i consumatori è stato impossibile, piegare le grandi aziende sarà utopia.