Lobby green e media compiacenti scatenati in vista del vertice UE del 12 settembre sull’auto del futuro: esiste solo l’elettrico che è un angioletto sulla Terra (studi a supporto), mentre le termiche evolute perfino Euro 6 e 7 sono il demonio. Il sogno verde di macchinine a piletta è portato avanti con entusiasmo adolescenziale dai gruppi di potere ultra ecologici, e così in un modo o nell’altro occorre estrarre dal cilindro la piccola BEV per tutti, accessibile e iper europea. Con due problemi, che fanno presagire il fallimento del Dialogo Strategico sull’auto di domani:
- le Case sono per la neutralità tecnologica, quindi ibride, incluse PHEV;
- soldi non ce ne sono, visto che l’UE è già in gravissima difficoltà per altri mille guai.
Mobilità verde del futuro al vertice UE: il problema dei quattrini
- Se Cina, USA o Russia avessero questo obiettivo, sarebbero dotati di strategia vincente da attuare con una catena di comando immediata. In UE, invece, si dice che si farà. Ma nessuno mostra uno straccio di progetto e soprattutto non si sa chi debba tirare fuori i soldi. Di certo le Case no. Non scherziamo: i costruttori adorano macinare utili, col CEO che deve viaggiare a mille nella stessa direzione. Allora, chi piazza la puntata sul tavolo della scommessa?
- L’UE non ha i minerali, è sprovvista del minimo di materie prime.
- Qui la Gigafactory Northvolt – nata zombie – è fallita, sino a finire nelle mani degli USA, che comprano da noi nel mentre che sogniamo green.
- La statunitense Lyten (azienda specializzata nello sviluppo, R&D, di batterie al litio-zolfo) ha a rilevato gli asset della start-up europea, post bancarotta. Si tratta degli impianti realizzati (16 GWh) e in costruzione (15 GWh) per la manifattura di batterie elettriche in Svezia e Germania: cinque miliardi di dollari di energia.
- Il mercato auto UE è ansimante e tossico: pieno di doping di km zero elettriche anti multe, con effetti collaterali che si manifesteranno sul breve, anzitutto con una possibile ribellione delle concessionarie stracolme di BEV impolverate.
- Non c’è capacità energetica di ricarica.
- Le colonnine sono poche e lente, flagellate dalla maledizione dei criminali che tagliano i cavi per rubare il rame. Specie nelle zone rurali di notte, dove i controlli sono ancora meno che altrove. I fornitori osservano con estrema preoccupazione.
- Il Dragone ci mangia vivi grazie alle sue elettriche super performanti.
- BYD e CATL stradominano il settore delle batterie.
- In Africa, le miniere sono cinesi: lì nasce il trionfo del Celeste Impero.
- L’UE è un acquirente strutturale di GNL dagli USA per svincolarsi dalla Russia. Bruxelles ha pagato 225 miliardi di dollari in importazioni di GNL negli ultimi tre anni, inclusi 100 per le forniture americane.
- Siamo senza sbocco in Cina, dove i marchi locali vincono. Ci restano gli USA: Trump lo sa e impone le condizioni, col 27,5% di dazi auto (vedremo se e quando scenderanno al 15%).

Rischio di buco nell’acqua
Pertanto, le lobby green potrebbero contribuire per realizzare il sogno elettrico, con le automobiline BEV in leasing o a noleggio a lungo termine per i ceti meno abbienti. Attenzione a bluffare al tavolo da poker con puntate enormi, avendo in mano un sette di picche: oggi le cose sono cambiate rispetto al Green Deal auto elettrica 2019. Si rischia il flop.