Renault compatte del futuro anche a benzina ibride plug-in: perché

Renault compatte del futuro anche a benzina ibride plug-in Renault compatte del futuro anche a benzina ibride plug-in

Il fallimento elettrico europeo impone scelte drastiche anche a Renault: la Casa sta lavorando per aggiungere la capacità ibrida plug-in alla sua piattaforma BEV di prossima generazione per i veicoli compatti e di medie dimensioni, dice il CEO del marchio Fabrice Cambolive. Quindi, sì al motore a benzina, termico, a combustione, da associare alla batteria ricaricabile. La società francese, pioniera nei veicoli elettrici, sta riconsiderando la sua strategia per adattarsi meglio al ritmo di adozione del mercato e per massimizzare la flessibilità della sua offerta. Siccome la transizione verde non c’è, con una quota elettrica al 15% drogata da incentivi e km zero, chiaro che si debba fare retromarcia verso il propulsore a benzina.

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Auto PHEV per il futuro: ci credono tutti

Le attuali vetture elettriche di segmento C e D di Renault, come la Mégane E-Tech Electric e la Scénic E-Tech Electric, sono costruite sulla piattaforma dedicata ai veicoli elettrici puri AmpR Medium. Ottimizzate per la propulsione elettrica, offrono vantaggi come un pavimento piatto, un passo lungo, sbalzi ridotti. La piattaforma AmpR Medium/CMF-EV è stata inizialmente progettata per essere elettrica, ma l’annuncio indica che l’azienda sta lavorando per modificarla: a tutto PHEV. D’altronde, in quella direzione spinge la Germania, che vuole le ricaricabili a benzina oltre il 2035, magari fino al 2040 come minimo. 

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Il tutto in un’ottica di contenimento dei costi. Lavorare per integrare i componenti di una PHEV (motore termico, serbatoio, trasmissione, pacco batteria ridotto) in una piattaforma BEV è un modo per aumentare la flessibilità produttiva. Andando incontro la grande desiderio del consumatore: il motore a benzina.

renault piattaforma bev

La favola dei punti di ricarica

Il ritmo di adozione BEV non è omogeneo in tutti i Paesi e segmenti. Molti consumatori, specialmente per i veicoli compatti e medi (Segmenti C e D), sono cauti. Esiste poi il mito dei punti di ricarica che è distruttivo: si ragiona su numeri enormi, dimenticando che un buon 20% non è allacciato alla rete per colpa della burocrazia. Ecco allora che emergono le PHEV come una salvezza. La Cina è stata la prima a capirlo e a invaderci con queste vetture. Quando serve, c’è lo splendido motore termico, comodo, da giovani, contro i dinosauri delle mode da anziani del green a ogni costo.

Un argine termico contro la Cina

L’Europa, perdente con le elettriche, potrebbe almeno cercare di contrastare la Cina con le PHEV. Mentre Toyota trionfa col full hybrid. Si è ancora in tempo, anche se gli automobilisti rimpiangono i tempi splendidi in cui l’Europa era leader col benzina: poi sono arrivati i nonnini green con le loro idee basate sul dogma che la batteria non inquina.

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Non male anche l’ibrido plug-in Range Extender: prevede che il motore a benzina non muova direttamente le ruote, ma agisca solo come generatore per caricare la batteria. Ciò permetterebbe di mantenere le caratteristiche di guida tipiche di un veicolo elettrico, semplificando al contempo l’integrazione del motore termico nella piattaforma BEV. Cercasi peranto una base, una ossatura modulare e flessibile per supportare l’opzione BEV, PHEV e Range Extender, ottimizzando i costi di sviluppo e produzione per i modelli di volume compatti e medi.