Stellantis abbandona l’obiettivo sull’auto elettrica: qual era e perché

Il responsabile per l’Europa di Stellantis Jean-Philippe Imparato afferma che il Gruppo dice addio al precedente target di vendere solo veicoli elettrici nel 2030.
Stellantis abbandona l’obiettivo chiave sull’auto elettrica Stellantis abbandona l’obiettivo chiave sull’auto elettrica

Retromarcia Stellantis per bocca del responsabile per l’Europa Jean-Philippe Imparato: il Gruppo dice addio al precedente target di vendere solo veicoli elettrici nel 2030 nel Vecchio Continente. Il traguardo faceva parte del suo piano strategico Dare Forward. Con l’ex CEO Tavares si puntava fortissimo sul BEV, ma ora con l’attuale CEO Filosa le cose cambiano.

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Stellantis abbandona l’obiettivo chiave sull’auto elettrica

Stellantis abbandona l’obiettivo chiave sull’auto elettrica

Così, dal Salone di Monaco, Stellantis prende la decisione chiave. Imparato ha anche affermato che gli obiettivi dell’Unione Europea sulle emissioni di carbonio per il 2035 non sono più raggiungibili per nessun costruttore automobilistico. 

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Qui c’è il pericolo enorme di chiudere le fabbriche per evitare significative sanzioni finanziarie da parte dell’UE: se vendi troppe termiche, becchi in totale (per tutto il settore) 16 miliardi di euro di multe. Secondo l’attuale quadro normativo dell’UE, Stellantis rischia sanzioni gigantesche se non raggiunge gli obiettivi di emissioni medie di carbonio tra il 2025 e il 2027: potrebbe affrontare batoste fino a 2,5 miliardi di euro in due o tre anni.

Ecco Imparato: “Ho due soluzioni. Uno: spingo come un matto sull’elettrico. Due: chiudo la produzione di veicoli con motore a combustione interna. E di conseguenza chiudo le fabbriche”. Inoltre, “con il Ceo abbiamo cominciato la settimana scorsa a discutere di Dare Forward. Sono sicuro che Filosa darà anche aggiornamenti perché abbiamo bisogno che ci presenti la visione di ciò che Stellantis potrà essere da qui a cinque anni, probabilmente 10 anni”.

Ipotesi neppure da prendere in esame

Il target UE 2030 e 2035 è irraggiungibile. “A meno che si ipotizzi di andare incontro a un crollo del mercato di circa il 30% o al tracollo finanziario di tutti i produttori in Europa. Accogliamo quindi con grande favore la discussione strategica sull’evoluzione della normativa”.

Flop auto elettrica UE: stravince il termico

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In vista dell’incontro del 12 settembre, si buttano le carte sul tavolo. Il flop auto elettrica UE del Green Deal 2019 è assodato, con le lobby green – spalleggiate da media compiacenti – che bluffano parlando di possibile risalita delle elettriche. Non ci crede più nessuno. L’industria automobilistica è riuscita a ottenere un rinvio delle sanzioni legate agli obiettivi di emissione, spostando il termine dal 2025 a una media calcolata tra il 2025 e il 2027. Ma, come ebbe a dire Luca de Meo all’epoca in cui era CEO Renault: misure tardive. Resta poi la difficoltà di aumentare la produzione di veicoli elettrici persiste a causa di fattori come i vincoli della catena di approvvigionamento e gli elevati costi delle batterie.

Serve un minimo di concretezza per eliminare idee strampalate

A questo punto, con la Commissione UE indebolita, una Francia innanzi a una crisi senza precedenti, una Germania che vede strane alleanze all’interno di coalizioni anomale pur di stare al potere, occorre un minimo di concretezza: un piano per favorire sostenibilità finanziaria e ambientale. Senza le idee strampalate dalle lobby green, che portano dritti dritti verso lo sconfinato dramma della disoccupazione a livello di Case e di indotto.