Dopo l’accordo del 2023 con Stellantis, adesso la startup statunitense Lyten punta sulle celle cilindriche per sfidare le batterie auto elettriche cinesi: l’azienda della Silicon Valley sostenuta dal Gruppo euroamericano prevede di realizzare batterie al litio-zolfo in diversi formati, riporta Autonuews, mettendo nel mirino il Dragone, sovrano mondiale degli accumulatori. Parte da San Jose in California l’attacco al Celeste Impero con una nuova generazione di tecnologie per le batterie. In due fasi: prima le piccole batterie Li-S per droni militari entro fine 2025, poi versioni più grandi BEV entro il 2030, partorite nella valle di Santa Clara sulla sponda meridionale della baia di San Francisco. Infine i satelliti.
Stellantis con Lyten: gli ostacoli per le celle cilindriche
Le batterie al litio-zolfo devono ancora affrontare ostacoli notevoli, tra cui una durata limitata e il numero di volte in cui possono essere ricaricate prima che le prestazioni diminuiscano. Ma Lyten ci crede. Infatti, ha acquisito uno stabilimento di batterie al litio-metallo vicino alla sua sede centrale nella Bay Area, che prevede di convertire alla produzione di Li-S. Più un sito agli ioni di litio in Polonia che produce batterie per l’accumulo di energia.
Scommessa Stellantis sul “segreto” di Lyten
La società guidata da Filosa monitora la situazione con estremo interesse. E comunque, a dicembre 2024, ha annunciato una partnership con un’altra startup Li-S, Zeta Energy di Houston. Stellantis ha lanciato Stellantis Ventures nel 2022 come fondo di venture capital dedicato a compiere investimenti in startup in fase iniziale e avanzata che sviluppano tecnologie innovative e sostenibili per i settori automotive e della mobilità.
Il principale punto debole di una batteria Li-S è una reazione chiamata trasfrerimento di polisolfuro. Lo zolfo del catodo caricato positivamente si dissolve nell’elettrolita liquido, formando polisolfuri che migrano verso l’anodo. Se non vengono trattenuti, innescano reazioni che riducono la durata del ciclo. Lyten mitiga il tutto con il suo materiale proprietario in grafene 3D, che intrappola lo zolfo e ne impedisce la dissoluzione nell’elettrolita. Produce inoltre i propri anodi al litio-metallo, progettati per ridurre le reazioni indesiderate e prolungare la durata del ciclo.

Pessimismo degli esperti
Arumugam Manthiram, professore presso l’Università del Texas ad Austin e uno dei primi ricercatori nel campo delle batterie allo zolfo, è pessimista: le batterie Li-S non sono pronte per la maggior parte delle applicazioni. Oltre al problema del polisolfuro, le batterie Li-S soffrono della scarsa conduttività dello zolfo. “Al momento, a causa di questi problemi, non abbiamo una durata di ciclo accettabile tale da poterli utilizzare in un veicolo elettrico. Non credo che nessuno abbia più di 250 cicli di carica-scarica”. Il minimo per i veicoli elettrici e altri usi intensivi, come l’accumulo di energia, è di mille cicli mantenendo l’80% della capacità.
I vantaggi
Gli accumulatori a base di zolfo non utilizzano nichel, cobalto, manganese o grafite come le batterie agli ioni di litio convenzionali: la Cina domina la fornitura e la raffinazione globali di questi materiali, nonché la produzione delle celle agli ioni di litio stesse.
C’è un plus: come sottoprodotto della raffinazione del petrolio, lo zolfo è economico e abbondante negli Stati Uniti, ma non ha attirato molta attenzione come materiale per batterie, data la predominanza di vecchie sostanze chimiche. Inoltre, lo zolfo è più leggero dei metalli pesanti e offre potenzialmente una maggiore densità energetica.