Stellantis, Toyota e Nissan rischiano multe nel Regno Unito: ecco perché

Siccome non hanno raggiunto gli obiettivi del mandato UK annuale Zero Emission Vehicle (ZEV), Stellantis, Toyota e Nissan sono a rischio sanzioni.
auto uk auto uk

Guai per Stellantis, Toyota e Nissan in Gran Bretagna, svela Autonews. Siccome non hanno raggiunto gli obiettivi del mandato UK annuale Zero Emission Vehicle (ZEV), i tre Gruppi rischiano multe. Come nell’Unione Europea, serve raggiungere un certo target di elettriche sul totale del venduto: altrimenti, sanzioni fino a 12.939 euro per ogni mezzo targato che supera la quota.

Advertisement

Sanzioni UK per Stellantis, Toyota e Nissan: soluzioni

Gli obiettivi aumentano ogni anno, raggiungendo il 28% nel 2025 e salendo all’80% entro il 2030 e al 100% entro il 2035. Soluzioni?

  1. Comprare crediti green da Tesla e cinesi, ma questo comporta una forte spesa. E comunque, si va a rendere ancora più forte il Dragone.
  2. Utilizzare crediti che hanno accumulato (messo da parte) negli anni precedenti.  Sebbene sia una soluzione meno dispendiosa dell’acquisto di crediti, la sua efficacia dipende dalla performance passata del costruttore e dalla disponibilità di un tesoretto. È come bruciare una linea di credito.
  3. Alzare il prezzo delle termiche, così che i consumatori siano spinti a comprare BEV.
flkop bev

Minimo margine col flop mondiale dell’elettrico

Advertisement

Il governo ha introdotto delle flessibilità, come consentire ai produttori di prendere in prestito fino al 25% del loro obiettivo annuale nel 2026, per aiutare le aziende a soddisfare i requisiti. Questa clausola funge da cuscinetto temporaneo, permettendo ai costruttori di superare un momentaneo fallimento nel raggiungimento del target, a patto che recuperino il ritardo l’anno successivo. Tuttavia, tale flessibilità offre solo un minimo margine e non risolve la necessità strutturale di accelerare la produzione e la vendita di veicoli elettrici. Il flop mondiale elettrico è una mannaia: costi iniziali elevati, preoccupazioni sull’autonomia e la scarsità di infrastrutture di ricarica. Se la domanda di BEV non tiene il passo con gli obiettivi di offerta imposti dalla legge, il rischio di multa diventa concreto. Solo in Cina le BEV si vendono grazie a colonnine veloci ovunque e prezzi dell’energia ragionevoli.

Come funziona in UE

Nel 2025 è entrato in vigore il limite per il periodo 2025-2029 dei 93,6 grammi per chilometro di CO2. In caso di sforamento dei requisiti, ogni costruttore dovrà pagare 95 euro per ogni grammo/km in eccesso, da moltiplicare per il numero totale delle immatricolazioni: si arriva a 16 miliardi di ammende. Che equivalgono a fabbriche che chiudono. 

La domanda BEV debolissima e la rapida espansione delle Case automobilistiche cinesi, in particolare nel segmento dei veicoli elettrici, sta erodendo la quota di mercato e la redditività dei marchi europei consolidati. Il tasso di utilizzo delle fabbriche del 55% è significativamente inferiore al range tra l’80% e l’85% generalmente ritenuto necessario affinché gli stabilimenti automobilistici operino in modo redditizio. Questo basso tasso indica una quantità massiccia di infrastrutture manifatturiere inattive o sottoutilizzate in tutto il continente, che mette a dura prova le finanze aziendali, riferisce Alix Partners. I tassi di interesse elevati, aumento del costo della vita e un generale rallentamento economico stanno danneggiando la domanda dei consumatori, in particolare per i nuovi veicoli elettrici più costosi. Così proseguendo, per il 2030 almeno otto fabbriche europee chiuderanno: uno sfacelo sociale.