Terre rare cinesi per auto elettriche europee: l’anti-coercizione di Macron è un boomerang

Auto europea in crisi per la mancanza di terre rare cinesi: il presidente francese Emmanuel Macron considera l’uso dello strumento anti-coercizione. Occhio alle conseguenze negative per l’auto UE.
Terre rare cinesi per le auto europee Terre rare cinesi per le auto europee

Il presidente francese Emmanuel Macron pensa allo strumento anti-coercizione contro la Cina nella questione delle terre rare cinesi per le auto europee. Di che parliamo?

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Nella guerra commerciale Cina-USA, Pechino limitare le esportazioni di terre rare nel mondo: siccome sono materiali essenziali per auto termiche e soprattutto elettriche, anche l’Europa automotive paga le conseguenze della battaglia Dragone-Washington. Il presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che, nel breve termine, Bruxelles è pronta a utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per rispondere. Insomma, i due intendono mettersi contro la superpotenza asiatica.

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Il leader UE ha anche avvertito che, sebbene la mossa della Cina sulle terre rare sia parte di un più ampio attrito economico tra Stati Uniti e Cina, ha un grande impatto sull’Europa, notando che il 90% del consumo regionale di magneti in terre rare proviene dalle importazioni cinesi, come riportato da Bloomberg.

Strumento anti-coercizione: cos’è

È lo strumento commerciale più potente del blocco contro la Cina. L’Anti-Coercion Instrument non è mai stato utilizzato. È stato concepito principalmente come deterrente e, se necessario, per rispondere ad azioni coercitive deliberate da parte di Paesi terzi che utilizzano misure commerciali come mezzo per esercitare pressione sulle scelte politiche dell’UE o dei suoi membri.

Come funziona? La Commissione Europea indaga sulla presunta coercizione economica. Se il dialogo fallisce e la coercizione persiste, l’UE può adottare misure di risposta mirate e proporzionate.

  • Imposizione di dazi anti Cina.
  • Limitazioni all’accesso agli appalti pubblici UE per aziende del Dragone.
  • Restrizioni sui servizi o sugli investimenti esteri diretti.
  • Misure riguardanti i diritti di proprietà intellettuale (revoca di licenze).

Terre rare cinesi per le auto europee: occhio al boomerang

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Abbiamo da una parte un gigante in costante crescita, anche automotive: la Cina. Dall’altra l’UE, in profonda crisi. Più la Francia di Macron, a pezzi, col super debito, a un millimetro dalla bancarotta. Le soluzioni sono due: dialogare con Pechino e cercare una soluzione amichevole. Due: andare allo scontro. Con ripercussioni negative per l’Unione Europea automotive. Per cinque motivi. 

  • La Cina ha in mano le terre rare per auto elettriche e termiche.
  • Controlla la filiera delle batterie (con CATL e BYD massimi produttori mondiali).
  • Possiede gli elementi base, ossia le miniere di litio (e cobalto).
  • Nei Paesi Bassi, si è impossessata di Nexperia, che fa chip per le auto.
  • Se si politicizza la questione senza colloqui razionali, l’UE andrà a perderci ulteriormente.

Morale: la Cina ci mette un attimo a chiudere ancor più il rubinetto per auto elettriche e anche termiche. Al massimo, si dovrebbe stoppare il Green Deal auto elettrica, eliminare il ban del motore a combustione e tornare a vincere su benzina e diesel, come si è fatto per 100 anni. Ma siccome le lobby green hanno tutto l’interesse inconfessabile affinché si punti sulle BEV, la questione diviene molto più complessa. Il bazooka economico UE anti Cina rischia di essere pieno di coriandoli.

terre rare

Caos auto UE

Cui Hongjian, direttore del Dipartimento di Studi Europei presso il China Institute of International Studies, ha dichiarato al Global Times che la posizione UE riguardo alle misure cinesi di esportazione di terre rare è un mix di tattiche morbide e dure.

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C’è l’elevata dipendenza dell’Europa dalle forniture cinesi di terre rare attraverso importazioni dirette e tramite collegamenti tecnologici con aziende statunitensi: questo rende l’Europa desiderosa di cercare il dialogo ed eventualmente accordi speciali con la Cina.

Ma il coordinamento UE-Washington porta Bruxelles a considerare una pressione collettiva, creando una posizione piuttosto complessa e contraddittoria. “Le terre rare riguardano la sicurezza delle catene di approvvigionamento nazionali e globali e dovrebbero essere affrontate attraverso una comunicazione razionale e soluzioni pragmatiche”, ha detto.