Volkswagen investe 186 miliardi di dollari: perché se lo può permettere

I soldi messi sul tavolo da Volkswagen riflettono un contenimento delle spese a causa dei dazi statunitensi e della Cina.
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Per rilanciarsi, Volkswagen investe 186 miliardi di dollari, ossia 160 miliardi di euro, dal 2026 al 2030. Da dove arrivano? Fra l’altro, dal taglio delle spese. I soldi messi sul tavolo da Volkswagen riflettono un contenimento delle spese a causa dei dazi statunitensi e della Cina. È un piano quinquennale con l’obiettivo di essere di nuovo una fortezza volante. Il tutto mentre attende il sì o il no al ban termico UE 2035, con Bruxelles che non si sa quando deciderà, lasciando tutti in attesa. VW si concentra sull’Europa, ma potrebbero esserci quattrini per uno stabilimento negli Stati Uniti per Audi e un modello Porsche costruito in Cina, dice la Reuters. Le considerazioni su un potenziale stabilimento statunitense per Audi dipendono da un possibile sostanziale sostegno finanziario da parte di Washington.

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Il CEO VW Oliver Blume all’attacco

È il momento più delicato della storia VW. Cina fortissima in patria, elettrico flop per tutti in UE, termico che trionfa nel mondo, Trump che punta sulla massima libertà per Gruppi e consumatori, politiche europee misteriose e imprevedibili con l’imposizione di scelte a società e clienti. La spesa totale, aggiornata annualmente come parte del piano di investimenti quinquennale a rotazione di Volkswagen, è confrontata con 165 miliardi di euro per il periodo 2025-2029 e 180 miliardi per il 2024-2028, con il 2024 che segna un picco. Da allora, Volkswagen, che include i marchi Porsche e Audi, è stata schiacciata dai dazi sulle importazioni negli Stati Uniti e dalla forte concorrenza in Cina. Ciò ha danneggiato i profitti in particolare in Porsche, che vende circa metà delle sue auto solo in questi due mercati e ha presentato una significativa inversione di rotta sulla sua strategia per i veicoli elettrici. 

Questione Porsche

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Blume ha dichiarato al settimanale Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung che l’attenzione nell’ultimo piano di spesa è su Germania ed Europa, anche in termini di prodotti, tecnologia e infrastrutture. Ha detto che le discussioni su un programma di risparmio esteso in Porsche si protrarranno fino al 2026. Blume si dimetterà da CEO della Casa di Stoccarda a gennaio per concentrarsi sul ruolo di CEO di Volkswagen.

Il top manager ha detto che una recente estensione del contratto come CEO di Volkswagen fino al 2030 è un chiaro segnale di sostegno da parte delle famiglie azioniste Porsche e Piëch nonché dello stato tedesco della Bassa Sassonia, i due maggiori investitori di Volkswagen. 

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Dolori cinesi

Porsche non dovrebbe crescere in Cina. Ma – con la localizzazione della produzione nel più ampio Gruppo Volkswagen – potrebbe avere senso un modello su misura per il Paese del Dragone. Se in Europa e USA non vanno, ci sarà da trovare una soluzione per la Casa di Zuffenhausen. Da capire bene se possano esserci sviluppi in direzione difesa: se l’azienda non vende auto, può sempre vendere armi. D’altra parte, anche una certa corrente di pensiero in UE pensa sempre a guerre preventive e ad alzare un muro in previsione di una qualche invasione mai avvenuta in passato. Qualcuno sussurra che questa potrebbe essere la via d’uscita – anche per l’automotive – da una crisi economica europea come non s’era mai vista, dovuta a scelte politiche assurde.