Gigafactory di Termoli? ACC pensa all’addio e Stellantis a CATL in Spagna: ecco perché

ACC verso la rinuncia al progetto Gigafactory di Termoli. E Stellantis spinge in direzione batterie con CATL in Spagna.
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Fuga dall’Italia: la Gigafactory di Termoli da sogno a incubo. ACC pensa all’addio e Stellantis a CATL in Spagna, riferisce Milano Finanza. ACC – Automotive Cells Company – è la joint venture tra Stellantis, TotalEnergies e Mercedes: adesso sarebbe vicina alla rinuncia definitiva al progetto italiano, secondo indiscrezioni. Intanto a Saragozza inizia la costruzione della nuova fabbrica di batterie LFP in partnership tra il Gruppo guidato da Filosa e i cinesi leader al mondo negli accumulatori. Ma per il portavoce di ACC, non c’è nessuna novità.

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ACC produce batterie di tipo NMC (nichel-manganese-cobalto): più care. Sì, offrono buone prestazioni. Ma poi l’auto elettrica costa di più. Già oggi i prezzi delle BEV sono inaccessibili. Figuriamoci con accumulatori del genere, non competitivi coi cinesi e le loro nuove LFP (litio-ferro-fosfato). Le quali usciranno invece dalla Gigafactory di Saragozza con Stellantis e CATL protagonisti: -20% di costo, cosa che si riflette sulle macchine. E comunque la società del Dragone dà un’enorme garanzia in termini di qualità del prodotto ed evoluzione tecnologica.

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Pertanto la Spagna ha appena approvato l’avvio delle opere di fondazione del primo edificio, con un investimento da 43 milioni di euro. La posa della prima pietra entro fine novembre. L’impianto comporterà un investimento di 4,1 miliardi di euro e potrà generare 3 mila posti di lavoro diretti. Target, un milione di batterie l’anno.

Storia infernale

Automotive Cells Company doveva mettere in piedi la prima grande fabbrica italiana per la produzione di batterie per veicoli elettrici. Per poi creare posti di lavoro diretti e indotto. Invece zero. I sindacati si scatenano: hanno indetto una manifestazione per il 29 novembre.

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Perché niente Gigafactory di Termoli?

  • Il costo dell’energia in Italia è spaventoso. Non comprando il gas russo di alta qualità e basso prezzo, siamo costretti a convivere con bollette astronomiche che aggrediscono aziende e privati. Una Gigafactory è iper energivora. Si spenderebbe un patrimonio.
  • In Europa nessuno vuole le auto elettriche. C’è la favoletta della quota mercato 15-16%, ma sono numeri tossici, per via del doping km zero anti multe e degli incentivi droga.
  • In Italia poi la quota è miserabile: 5-6% con ecobonus schizofrenici.
  • La Cina è troppo forte nel settore BEV: guai a combatterla su quel campo minato. infatti Stellantis investe 13 miliardi di dollari per le termiche in USA e si accorda proprio coi migliori – i cinesi di CATL – per la Gigafactory di Saragozza.
  • La Spagna invece consente di pagare l’energia a prezzi decenti. E ha detto no ai dazi UE anti elettriche cinesi: Pechino ama fare affari con chi non mette il bastone fra le ruote. L’Italia invece è favorevole.

Filosa e la Gigafactory: cosa succede 

Filosa, durante la sua più recente visita in Italia a ottobre 2025, ha detto che il Gruppo è in attesa di una decisione da parte di ACC entro fine anno. Appunto: la joint venture sembra che pensi di dire addio al progetto. Zero profitti: difficoltà tecniche, finanziarie e strategiche. Il mito dell’auto elettrica che crea lavoro si infrange contro una drammatica realtà concreta quotidiana. Chiedere ai dipendenti automotive, nel caso. 

ACC in Francia: problemi

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E in Francia ACC come va? A Douvrin la Gigafactory rende poco. L’impianto non riuscirà a superare i 15-20 mila pack di batterie consegnati nell’ultimo quadrimestre 2025. I costi di produzione risultano superiori del 20-25% rispetto ai concorrenti asiatici, che invece sfornano accumulatori a getto continuo e molto efficienti. Il caso transalpino spaventa tutti e fa riflettere.