Landini (Cgil) contro Stellantis: ma quale Green Deal, non vende neppure le termiche

Landini accusa Stellantis di cercare scuse come il Green Deal auto elettrica: in realtà, dice, l’azienda non vende neppure le termiche.
una fabbrica di stellantis una fabbrica di stellantis

Scontro totale fra il segretario della Cgil Maurizio Landini e Stellantis. Il sindacalista attacca il Gruppo guidato da Antonio Filosa: denuncia il crollo della produzione in Italia, sostiene che la colpa non è del Green Deal. La società euroamericana, dice, non vende nemmeno i modelli non elettrici, perché non li ha progettati, e c’è un ritardo evidente sugli investimenti. Il rischio è molto concreto. Questo è il succo del suo discorso in riferimento alle poche targhe termiche, a benzina e ibride (e diesel) del costruttore. 

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Stellantis chiede la revisione delle norme

Le parole di Landini arrivano dopo che il CEO Antonio Filosa e il presidente John Elkann hanno chiesto all’Unione Europea un’urgente revisione delle norme che riguardano le auto. Quindi no ban termico 2035, regole meno rigide su tre binari (auto, furgoni, mezzi pesanti), spinta per le piccole con incentivi mirati. Stellantis contesta l’obiettivo del divieto totale di vendita di nuove auto a benzina e diesel entro il 2035, definendolo irraggiungibile. L’alternativa è il crollo del mercato auto e il sacrificio di fabbriche e di posti di lavoro. Si chiede un’attenuazione o un rinvio della scadenza, con alcune fonti che indicano la richiesta di spostare il divieto al 2040 o di introdurre una proroga selettiva (ad esempio per i veicoli commerciali leggeri).

Come in USA

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L’azienda auspica l’adozione del principio di neutralità tecnologica, che consenta di considerare e incentivare non solo i veicoli elettrici, ma anche altre soluzioni a basse emissioni come i biocarburanti, e i motori ibridi evoluti. Target: lasciare ai clienti la libertà di scegliere il veicolo più adatto alle loro esigenze e al loro potere d’acquisto, senza che la regolamentazione imponga una singola tecnologia. La stessa libertà che c’è negli USA grazie a Trump.

Prezzi più bassi per le piccole

Una delle preoccupazioni maggiori di Stellantis è la scomparsa dal mercato delle auto piccole e accessibili (le citycar), un punto di forza dell’industria italiana. Le attuali e future norme UE renderebbero troppo costosa la produzione di questi segmenti. Si chiede di rivedere i requisiti di sicurezza e ambientali per le auto più compatte. Meno costi e prezzi di listino inferiori di conseguenza.

Si sollecitano incentivi europei mirati non solo all’acquisto di veicoli elettrici, ma soprattutto al rinnovo del parco auto indipendentemente dalla motorizzazione, purché a basse emissioni.

Allarme auto

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Al termine di un incontro con la segretaria del Pd Elly Schlein, il sindacalista ha lanciato un allarme sulle prospettive dell’automotive italiano, auspicando un intervento diretto del governo. “Siamo di fronte a una situazione preoccupante da un po’ di tempo. Da due anni chiediamo che Stellantis venga convocata e che Palazzo Chigi affronti il problema di quello che sta succedendo nel settore. A fine 2025 la produzione sarà inferiore alle 300 mila auto, contro una potenzialità industriale italiana di 1,5 milioni”. In generale, la Manovra 2026 “alla voce investimenti pubblici riporta zero, così si porta il Paese a sbattere”.

stellantis fabbrica

Calenda replica: s’è svegliato Landini

Il leader di Azione, Carlo Calenda, che in passato ha criticato Stellantis, adesso mette nel mirino Landini: “Si è svegliato. Sarà perché Elkann vuole vendere Repubblica? Negli ultimi due anni era impegnato a fare populismo e a parlare d’altro”.

La sensazione dei critici di Landini è che d’improvviso ci sia un forte no di una certa parte dei sindacalisti a Stellantis e governo. In passato invece questa opposizione così dura non ci sarebbe stata. Insomma, lo scontro sarebbe specie di natura politica, con l’automotive in secondo piano.