Stellantis a Trump: no ai dazi sulle auto da Canada e Messico

Dopo l’investimento di 13 miliardi di dollari, Stellantis scrive all’amministrazione Trump: togliete i dazi sulle auto in arrivo da Canada e Messico.
Stellantis a Trump no ai dazi sulle auto da Canada e Messico Stellantis a Trump no ai dazi sulle auto da Canada e Messico

La storia fra Stellantis e Trump è tutta da scrivere. Dopo i 13 miliardi di dollari investiti dal Gruppo negli States, adesso la società chiede all’amministrazione di The Donald di togliere i dazi sulle auto in arrivo da Canada e Messico. Perché le tariffe attuali penalizzano la filiera nordamericana in vista della revisione del trattato. La revisione dell’accordo commerciale Usmca (Usa-Messico-Canada), che entrerà nel vivo nel 2026, sarà decisiva per l’automotive, e influenzerà anche l’azienda guidata da Antonio Filosa.

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Stellantis è una delle tante Case che scrive a Trump

Stellantis è una tra le numerose società che hanno inviato una lettera all’Ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti (Ustr): no ai dazi applicati alle importazioni di veicoli provenienti da Canada e Messico quando questi rispettano pienamente le regole del trattato. Nel corso del suo primo mandato, Trump aveva considerato l’Usmca un pilastro della sua politica commerciale: addio al Nafta meno equo per i lavoratori americani. Ma con l’attuale mandato ha cambiato le regole.

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Su alcune categorie di importazioni automobilistiche da Canada e Messico, gli Stati Uniti applicano fino al 25% di tariffa sulla componente non statunitense anche quando il veicolo soddisfa i requisiti del trattato. Stellantis reputa che – almeno in questi casi – le tasse non debbano esserci.

Mille le lettere inviate all’Ustr da aziende, associazioni di settore e singoli cittadini tra settembre e novembre. L’azienda euroamericana afferma di sostenere la filosofia dell’Usmca per quanto riguarda le regole di origine, considerate indispensabili per rafforzare il contenuto locale dei veicoli. Per incoraggiare ricerca, ingegneria, produzione di acciaio e componentistica. Morale: chi rispetta in pieno gli standard del trattato non andrebbe colpito da tariffe elevate.

Quadro complicato

Le regole di origine dell’Usmca sono già complesse. Raggiungerne la conformità significa sostenere costi più alti. Poi si rinuncia alla possibilità offerta ai concorrenti asiatici di accedere alla via semplificata del dazio fisso del 15% senza dimostrare la provenienza dei componenti. Per paradosso, i dazi ai veicoli prodotti in Canada e Messico conformi all’accordo penalizzano le aziende che investono nella filiera nordamericana. Così, si riduce la competitività dei produttori locali rispetto a quelli asiatici che, nonostante le tariffe, riescono ancora a mantenere margini positivi e persino ad aumentare la loro quota di mercato negli Stati Uniti.

dazi auto

Il bivio

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Per Stellantis, o gli Usa seguono gli accordi commerciali con Europa, Giappone e Corea da modificare affinché includano regole di origine simili a quelle dell’Usmca. Oppure riducono o eliminano i dazi applicati a Messico e Canada sui veicoli che già soddisfano le norme del trattato.

L’Usmca non si tocca: un ambiente commerciale prevedibile è necessario per un’industria che richiede investimenti pluriennali. Ma l’American Automotive Policy Council (Aapc), che rappresenta Ford, General Motors e Stellantis, critica i nuovi accordi tariffari siglati dagli USA con: Unione Europea, Giappone e Corea del Sud. Tutti prevedono dazi uniformi al 15% sulle auto. C’è una concorrenza ingiusta ai danni delle aziende nordamericane. I requisiti dell’Usmca sono diventati così complessi da scoraggiare parte della produzione da localizzare negli Stati Uniti. Il sindacato UAW sostiene che l’Usmca non abbia fatto abbastanza per proteggere i lavoratori e andrebbe riscritto.