L’auto europea appesa agli USA per le terre rare della Cina: perché

La Cina ha dato due strette sulle terre rare, preziosissime per le auto: gli USA trattano, mentre l’UE pare non abbia potere contrattuale.
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Nella guerra commerciale USA-Cina, ad aprile e ottobre 2025 la superpotenza asiatica ha dato prima una stretta e poi una seconda alle terre rare verso tutto il mondo: materiali preziosissimi per le auto. Siccome Pechino ne ha il monopolio, sono guai per Stati Uniti e Unione Europea. Washington preme per una soluzione in ogni maniera, mentre l’UE pare non abbia potere contrattuale, limitandosi a qualche dichiarazione e ad alcuni tentativi. Morale: o gli States risolvono la questione o sono dolori per l’auto europea. Che così dipende dal Dragone per i quattro punti chiave:

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  1. batterie con la Cina che controlla tutto
  2. minerali estratti in Africa e altrove di proprietà cinese
  3. terre rare (la nazione orientale produce oltre il 90% delle terre rare lavorate e dei magneti di terre rare a livello mondiale, vitali in prodotti che vanno dalle automobili ai missili),
  4. chip Nexperia (società olandese di proprietà cinese, al di là di quanto i Paesi Bassi dicano).

Le regole cinesi sulle terre rare richiedono agli esportatori di ottenere licenze per ogni carico, un processo oneroso e lungo che i clienti lamentano stia rallentando le esportazioni. Le restrizioni hanno creato carenze a maggio che hanno portato l’industria automobilistica a rallentare. Delle 2.000 domande presentate dalle aziende UE da aprile, appena il 50% ha l’ok, indica la Reuters.

Auto elettrica: choc per l’UE

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Messa fra incudine e martello, l’auto elettrica UE – nelle mani della Cina – si conferma una sciagura strategica, automotive, industriale e sociale. Con l’onda dello tsunami che si ode in lontananza: fabbriche in chiusura temporanea come alert di chiusura eterna. A parte i proclami delle lobby green e dei modaioli verdi anziani, l’UE può poco. Una volta era leader incontrastato col termico: passando da benzina e diesel all’elettrico, si è ficcata in un vicolo cieco. La Cina ha iniziato a elaborare un nuovo regime di licenze per le terre rare che potrebbe accelerare le spedizioni, ma è improbabile che si tratti di un completo annullamento delle restrizioni sperato da Washington e da Bruxelles. Il ministero del Commercio ha comunicato ad alcuni esportatori di terre rare che in futuro potranno richiedere nuovi permessi semplificati e ha delineato i documenti che saranno richiesti in alcuni briefing con il settore.

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In balìa degli eventi

La favoletta green della Cina cattivona che non dà terre rare e chip non regge: nei rapporti internazionali vige la legge del più forte. Casomai, l’UE avrebbe fatto bene a non mettersi in competizione con un mostro di simili proporzioni nel campo elettrico. Sebbene in arrivo dopo il pasticcio di Biden col mandato elettrico, il tutto termico di Trump va in quella direzione, attirando tantissimi investimenti a beneficio degli addetti locali: vedi 13 miliardi di dollari Stellantis decisi dal CEO Antonio Filosa.

A seguito dell’accordo raggiunto tra i presidenti Donald Trump e Xi Jinping, la Cina la scorsa settimana ha dichiarato che avrebbe sospeso per un anno le restrizioni imposte a ottobre. Tuttavia, il ministero del commercio cinese non ha detto nulla pubblicamente riguardo a una più ampia serie di controlli introdotti ad aprile che hanno sconvolto le catene di approvvigionamento globali. Un tiremmolla dove il Celeste Impero fa il bello e cattivo tempo con ricadute gravosissime per l’auto UE.